L’isolotto di Megaride, tomba della sirena Partenope

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Una delle tappe obbligate per chiunque visiti Napoli è il Castel dell’Ovo, il più antico maniero della città, facilmente raggiungibile dal lungomare di Via Partenope attraversando un caratteristico istmo attorniato da lampioni (fino a qualche anno fa ancora alimentati a gas, elettrici dal 2013). Tutto attorno sorgono una serie di locali, ristoranti e alcune abitazioni, il cui insieme ha preso il nome di “Borgo Marinari”.

Non tutti sanno, però, che il suddetto borgo è, in realtà, un’isola: si tratta, infatti, dell’isolotto di Megaride, precedentemente separato dalla terraferma da un piccolo tratto di mare e successivamente collegatovi tramite una serie di riempimenti; è proprio a questo luogo che la leggenda va a legare le origini della città di Napoli.

La leggenda

Nel canto XII dell’Odissea, Omero ci racconta di Ulisse e del suo incontro con le sirene, creature mitologiche che popolavano un’isola situata, secondo la tradizione, in un gruppo di scogli a sud della Penisola Sorrentina, che attiravano i marinai con il loro canto, causandone, poi, la morte in seguito al naufragio delle imbarcazioni. Il condottiero, preventivamente allertato dalla maga Circe, riuscì a resistere al loro richiamo soltanto imponendo ai suoi uomini, le cui orecchie aveva fatto tappare con la cera, di legarlo all’albero maestro della nave senza mai liberarlo, indipendentemente dalle sue richieste; questo perché, pur non volendo cadere vittima dell’incantesimo, voleva assolutamente ascoltare il magnifico canto. Il mito identifica tre sirene: Partenope, Leucosia e Ligeia le quali, non riuscendo ad ammaliare i marinai dell’Argo, si suicidarono gettandosi dagli scogli; il corpo della prima fu trascinato dalle correnti fino ad arenarsi sulle scogliere dell’isolotto di Megaride per essere rinvenuto da alcuni pescatori che, al cospetto della splendida creatura, la venerarono come una dea, nominando in suo onore l’allora piccolo villaggio e legando per sempre il nome di Partenope a Napoli; tutt’oggi, infatti, gli abitanti della città sono detti “partenopei” ed è possibile ammirare una splendida fontana raffigurante l’amata sirena in Piazza Sannazzaro.

La storia

Nel tempo, l’isolotto di Megaride ha visto il suo aspetto cambiare ed evolversi: nel corso degli anni ha ospitato strutture sempre diverse che, nel tempo, sono state abbattute, modificate o adattate alle funzioni più disparate. Nel I secolo a.C. Lucio Licinio Lucullo vi costruì una splendida villa e la circondò con sontuosi giardini ospitanti alberi da frutto importati dall’oriente, voliere colme di uccelli esotici e le sue meravigliose schiave. Diversi secoli dopo, precisamente nel 476 d.C., questa stessa villa, ormai trasformata in un forte, vide morire l’ultimo imperatore romano, Romolo Augusto e, successivamente, diventò un monastero di monaci basiliani.

Soltanto nel XII secolo, dopo la distruzione del monastero avvenuta un paio di secoli prima, sull’isolotto si riscontrava la presenza di una costruzione fortificata (ad opera di Ruggiero il Normanno) che poteva realmente prendere il nome di castello, poi ulteriormente sviluppata negli anni successivi, acquisendo l’attuale nome di “Castel dell’Ovo” sotto Carlo I D’Angiò.

Il perché di questo nome? Beh, questa è un’altra storia…

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