Cinque luoghi inediti da non perdere nel Cilento

Uno dei territori più belli della Campania, patrimonio dell'UNESCO

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Il Cilento è una delle zone più belle della Campania e merita una visita, sia nell’entroterra che sulla costa. È completamente compreso nella provincia di Salerno. Gran parte del territorio si trova all’interno del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, pensato per preservare il ricco patrimonio naturale della regione. Patrimonio dell’UNESCO, l’area cela spiagge segrete, scogliere, villaggi di pescatori e importanti resti archeologici. Il Cilento è anche gastronomia. Ecco cinque luoghi inediti da non perdere in questa magnifica zona della nostra Regione.

Gole del Calore

Inserita in un contesto naturale a dir poco suggestivo, la Valle del Calore offre refrigerio in estate lontano dalle spiagge affollate. Anche nei periodi di maggiore afflusso, a parte l’area picnic, si riesce sempre a trovare un angolo dove godersi la natura. Il Calore Lucano, ritenuto uno dei fiumi più puliti d’ Europa è un importante affluente di sinistra del fiume Sele al quale si congiunge non lontano dalle rovine di Paestum. Il suo corso si svolge esclusivamente nel Cilento , facendosi strada in un bacino caratterizzato, soprattutto nella parte alta, da località impervie e di difficile accesso. Ad esso inoltre, si ricongiungono, durante il tragitto, diversi affluenti.  Fra le bellezze naturali presenti in valle ci sono le  Gole del Calore. Si sono formate grazie all’azione del fiume, il quale, soprattutto nella parte alta, si insinua tra le pareti alte (fino ad una decina di metri) e rocciose. Nella sua discesa verso il mare forma ben cinque gole e/o vallate.

I percorsi enogastronomici della valle

La meravigliosa natura della valle del Calore produce i suoi effetti anche a tavola. I percorsi enogastronomici si sviluppano tra di aziende che propongono prodotti  selezionati per un pubblico attento. E’ possibile inoltre vivere l’esperienza della vendemmia, della raccolta delle olive, della raccolta delle castagne, dei funghi e degli asparagi. Gli agricoltori della Valle del Calore sono impegnati nella produzione di vini, sia DOC che IGT e di oli. Tra i suoi prodotti spiccano i sette vini Castel San Lorenzo D.O.C. e i vini Paestum a Indicazione Geografica Tipica.

Teggiano

Fiorente già in epoca romana, ebbe il suo massimo splendore durante il medioevo grazie alla famiglia di origine normanna dei Sanseverino. Il piccolo borgo ha tutte le caratteristiche di cittadina di origine romana, lo dimostra la maniera con la quale è stata costruita. Vi troviamo infatti il cardo, (dal latino punto cardinale) la strada che attraversa la cittadina da nord a sud. Questa via si interseca con il decumano, cioè la strada che attraversa il centro abitato da est a ovest. Fu durante il medioevo, quando Diano, nome che ha tenuto fino a fine del 1800 ebbe un ruolo di primo piano nella storia della vallata che prende il suo nome. Infatti la potente famiglia Sanseverino vi costruì il castello dove rifugiarsi in caso di pericolo.

Il borgo ai giorni nostri

Mantiene intatto il suo aspetto di roccaforte. Il suo centro storico, unico in ricchezza e bellezza, comprende 13 chiese, 4 musei e una serie di monumenti tutti da scoprire. Tra essi vi è il castello Macchiaroli, così chiamato dalla fine del XIX secolo, è ancora lì, a ricordare l’estenua resistenza contro il re di Napoli. Un altro simbolo del passato è il Seggio, in cui si svolgevano le assemblee dei rappresentanti dei cittadini. Vi troviamo poi l’obelisco, eretto in onore del patrono San Cono.

San Severino di Centola

Simboleggia il classico luogo fatato dove il tempo si è fermato ai primi del ‘900. La posizione strategica, le case, il castello, la cappella e molti altri dettagli fanno del borgo medievale di San Severino uno dei luoghi più suggestivi del Cilento e d’Italia. L’antico borgo  ha origine nel Medioevo e la sua nascita va dal X all’XI secolo. il paese  inscindibilmente legato al nome dei Sanseverino. Tra le prime costruzioni edificate nel borgo vi è il castello, il quale nasce in un luogo davvero strategico nella valle del Mingardo. Infatti da San Severino si può sorvegliare l’entrata alla cosiddetta Gola del Diavolo.

Cosa vedere

Un luogo ricco di fascino e suggestione, visitarlo porterà felicità all’anima, ti immergerai nel passato e ti ritroverai protagonista della storia. La prima proprietà appartenne alla potente dinastia dei Sanseverino
Situato sulla cima di una collina, per arrivarci occorre fare diversi gradini, ma lo sforzo è ampiamente ricompensato. Custodisce testimonianze longobarde, angioine, aragonesi, del Seicento, del Settecento ed evidenti tracce dell’Ottocento. Oltre alle case, vi sono i ruderi del castello, la Torre Longobarda, il Palazzo Baronale e le chiese di Santa Maria degli Angeli e di San Nicola.

Grotte di Castelcivita

Siete pronti per un viaggio nelle viscere della Terra? Le grotte di Castelcivita sono conosciute anche come le Grotte di Spartaco. Sono particolarmente ricche di stalattiti e stalagmiti dalle mille forme e costituiscono uno dei complessi speleologici più vasto dell’Italia meridionale. Non tutte le grotte però sono accessibili ai visitatori. Artefice principale della loro creazione è l’acqua, la quale ha formato fantastiche strutture calcaree dando vita così a dei paesaggi sotterranei di indubbia bellezza che regalano emozioni indimenticabili. Si sviluppano tra il fiume Calore e i monti Alburni.

Il paleolitico di Castelcivita

Dopo numerose esplorazioni speleologiche, documentate già a partire dalla fine dell’Ottocento, nel 1972, le Grotte di Castelcivita acquistano un’importanza grazie al ritrovamento di interessanti reperti archeologici, proprio all’ingresso della cavità. Dall’analisi di questi reperti (strumenti in pietra e resti fossili) si è potuta accertare una frequentazione umana del sito risalente a circa quarantamila anni. Si trattava dei primi Uomini moderni (Homo sapiens), nostri diretti antenati.

Fonte foto: grottedicastelcivitaofficial

Roscigno vecchia

Il nome del paese deriva dal dialetto “russignuolo”, che significa usignolo. Il comune di Roscigno è diviso in due parti: Roscigno Vecchia e Roscigno Nuova. La prima è il centro storico. A causa di numerosi smottamenti è rimasto per un periodo completamente disabitato. Attualmente a Roscigno Vecchia vive un solo abitante (Giuseppe Spagnuolo), trasferitosi in una delle vecchie case dopo la morte dell’unica vera ultima abitante, Dorina.

La Pompei del Novecento

Così lo definì un cronista de Il Mattino, quando nel 1982 scoprì il borgo abbandonato e iniziò a discuterne i miglioramenti. Come gli antichi pompeiani, i roscignoli sfuggirono alle forze della natura. Solo che la fuga fu molto più lenta e durò per quasi un secolo. La maggior parte dei residenti non volle lasciare le proprie case sia perché non vedeva grandi rischi e, soprattutto perché non aveva abbastanza soldi per costruire nuove case. Perfino il National Geographic ha fatto un servizio per rivelare questa storia speciale. 

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