I borghi della Campania premiati
Sono ben 12 i borghi della nostra Regione riconosciuti tra i più belli d'Italia
La parola borgo, che deriva dal latino, stava ad indicare prima una fortezza poi paese popolato, di solito di piccole dimensioni. In Campania ce n’è per tutti i gusti. Ci sono quelli medievali che si sono sviluppati intorno ad un castello. Ci sono poi quelli con vista mozzafiato sul mare. Infine altri che sono immersi nel verde. Qualunque sia il posto dove sono ubicati, ci sono aspetti che li accomuna tutti. In ognuno di essi il ritmo della vita è regolare e il tempo trascorre a rilento. Le tradizioni sono consolidate e si tramandano da secoli, ne è un esempio l’arte culinaria. Ecco la lista dei borghi inseriti tra i più belli d’Italia, in rigoroso ordine alfabetico.
Albori
Albori è una piccola frazione del comune di Vietri sul Mare, abitata da circa 250 persone. Il paese è come se fosse scolpito nella pietra. Si trova infatti all’interno di una baia, che dà al paese un posto in prima fila per godere del paesaggio costiero che la rende una delle principali attrazioni turistiche. Passeggiando per le vie del paese, si può usufruire un po’ ovunque di panorami a dir poco spettacolari proprio proprio perché situata tra mare e montagna.
Atrani
È il comune più piccolo d’Italia. Situato tra Amalfi, Ravello e La Scala. E’ un borgo marinaro divenuto fulcro di servizi pubblicitari e cinematografici. Il fulcro del paese è la piazza principale, alla quale si collegano tutte le strade e le scale, conosciute anche come le “scalinatelle”, dove si sovrappongono vicoli e abitazioni colorate. Ancora nella piazza, ci sta la “Chiesa di San Salvador de Birecto“, dove venivano proclamati i dogi della Repubblica Amalfitana.
Castellabate
Castellabate è uno dei borghi più belli della Campania, Patrimonio dell’Unesco. Per visitarlo bisogna recarsi a Salerno, lungo le coste del Cilento, una terra bellissima. In paese si trova la famosissima incisione “Qui non si muore” di Gioacchino Murat. Posta prima di addentrarsi nel borgo, ne ha contribuito ad aumentarne la fama, grazie anche al film di Siani benvenuti al sud. Come reca la targhetta, si viene davvero pervasi da una sensazione di pace e serenità. La salubrità dell’aria e il clima mediterraneo fanno il resto. Nel borgo si trovano vicoli stretti costruiti in pietra, mole piccole piazze e scorci mozzafiato. Il tutto dominato dal castello.
Conca dei marini
Chiamato così per la sua struttura a bacino e la vicinanza al mare, è un piccolo “gioiello” della Costiera Amalfitana. Malgrado le sue ridotte dimensioni, offre panorami eccezionali e scorci sulle acque azzurre grazie alla famosa “grotta dello smeraldo”. Questa varia di colore, dall’azzurro al verde. Vi sono poi presepi subacquei in marmo bianco. Tante anche le chiese da vedere, come la Chiesa di San Giovanni Battista, dalla quale si gode di un bellissimo panorama, Per gli amanti delle passeggiate, invece, c’è un sentiero che porta alla “Torre Saracena”, costruita anch’essa su uno scoglio a picco sul mare.
Furore
Un altro vanto della Campania che è stata dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Il paese anche chiamato “paese che non c’è” perché le case sono in realtà nascoste sui Monti Lattari. Siamo in provincia di Salerno, noto come “Fiordo di Furore”, una spiaggia lunga 25 metri che si raggiunge dopo una rampa di scale piuttosto ripida. Una volta arrivati, si la sensazione di essere in paradiso. Il nome ‘Fiordo’ si deve alle onde che si fracassano sugli scogli.
Montesarchio
Sull’origine del nome ci sono varie teorie. Quelle più attendibili sono legate al castello, eretto dai Longobardi e considerato come uno dei migliori della Campania. Di certo è che questo piccolo borgo è l’antica Caudium sannita. Ci troviamo in provincia di Benevento e dal 2016 è inserito tra i borghi più belli d’Italia. Oltre al castello ci sono da vedere una torre che sovrasta il paese dall’alto, la seicentesca chiesa dell’Annunziata e la fontana dell’Ercole alexicacos.
Monteverde
Tra le rocce di Avellino, si trova il borgo di Monteverde, un vero tesoro. Ricco di storia ma allo stesso tempo “moderno”. Il comune di Avellino infatti, ha reso questo comune facilmente accessibile ai disabili. L’Unione Europea lo ha eletto a comune più accessibile d’Italia. L’origine del suo nome proviene da Montis Viridis, che allude chiaramente al verde dei boschi circostanti. Nel 2018 vinse la gara come borgo più bello d’Italia, sbaragliando ben 60 concorrenti. Monteverde si distingue per il suo piccolo centro storico, di pura origine normanna e per il suo famoso castello.
Nusco: Il balcone dell’Irpinia
Un paese irpino che gode di un panorama magnifico. Ricco di bellezze artistiche e gastronomiche. Il borgo si trova in provincia di Avellino, a 914 metri d’altezza sul livello del mare. Caratteristici sono vicoli e casette tradizionali. Alle bellezze artistiche si associano quelle naturali, ci riferiamo ai panorami mozzafiato. Il comune di Nusco è ubicato tra Montella e Lioni. Circondato dai fiumi Ofanto e Calore, è il terzo comune più alto della provincia di Avellino. Sono circa 5.000 gli abitanti di questo luogo dall’aspetto fiabesco. Immancabile, come negli altri borghi, è la presenza di un castello costruito in epoca longobarda e situato sulla cima di un monte.
Savignano: la bomboniera della verde Irpinia
Il suo nome proviene dal latino Sabinius, che potrebbe indicare un antico feudatario. Non è da escludere però l’ipotesi che abbia avuto origine dal nome di un generale dell’Impero Romano d’Oriente. Savignano ha un’origine antichissima. Il borgo si trova infatti in una delle zone più estreme dell’Irpinia, domina dall’alto tutta la Valle del Cervaro al confine con la Puglia, ed era perfetto per gli antichi percorsi stradali. Si suppone infine che la sua fondazione sia da ascrivere ai sanniti. In pieno Medioevo, il paese di Savignano risultava essere costituito da due borghi, il casale e il borgo limitrofo, che passarono sotto il dominio degli Svevi. Nel corso dei secoli fu sotto il dominio di diverse famiglie. Il castello dominava maestosamente la valle del Cervaro, chiamato “Castrum Sabinarium”, diede il nome al paese.
Summonte
Summonte, il luogo prescelto dai Normanni come insediamento per l’ottimale posizione. Si affaccia infatti sul grande territorio che la circonda. Una delle attrazioni è rappresentata dalla Torre Angioina , grazie alla quale si può godere della vista del Parco Regionale del Partenio, del Santuario di Montevergine ed addirittura del Golfo di Napoli. Nel paese si coniugano alla perfezione la natura, l’evoluzione tecnologica, della tradizione, della storia, della cultura e dell’enogastronomia. Il riconoscimento di borgo tra i più belli d’Italia è una garanzia per coloro che verranno visitarlo.
Zungoli
Anche questo borgo, come la maggior parte di quelli della zona, fu sotto il dominio di diverse famiglie. L’attività principale del paese è da sempre stata legata alla terra, agricoltura e allevamento. Le dimensioni dell’abitato sono ridottissime, tanto che è presente una sola trattoria che prepara pietanze tipiche della tradizione. Al centro storico si trovano le case della vecchia aristocrazia, l’ordine architettonico perfetto della piazza Castello e un labirinto di vicoli e vicoletti pavimentati in pietra lavica. Un’atmosfera che ti porta indietro nel tempo. Il paese, di chiaro stampo feudale, offre tantissimo a coloro che vengono a visitarlo. Ottimo in questo senso il lavoro del Comune.
Fonte foto: siviaggia.it
Gesualdo
Tra le valli dell’Ufita e del Frèdane-Calore. Sulla collina, dominata dal castello, si inerpica Gesualdo, un piccolo paese(appena 3500 abitanti) tra il Tirreno e l’Adriatico, dallo stile prettamente feudale. Le valli circostanti e il castello emozionarono Torquato Tasso, così descriveva il borgo: “terra fortunata, aprica, che inonda e porta a più felici genti”. La storia di Gesualdo è strettamente legata al suo castello. Questi ha preso il posto di un semplice forte presente lì da tempo, sovrasta il paese, come se fosse lì per proteggerlo. Un’altra attrattiva del paese è la festa credenze religiose di Gesualdo si scaldano alla festa del “Volo dell’ Angelo”, introdotto a metà del XVII secolo (dal principe Ludovisi)durante una festa in onore del patrono San Vincenzo.