Il Vallone dei Mulini e la metamorfosi del paesaggio di Sorrento

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Affacciandosi dal parapetto di Via Fuorimura, a Sorrento, ci si trova dinanzi un luogo che, sebbene non rappresenti il fulcro dell’interesse turistico locale, per l’estero costituisce l’emblema del fascino della città campana grazie alle sue inusuali caratteristiche, che lo rendono appetibile soggetto di suggestive foto.

Si tratta del Vallone dei Mulini, una concavità relativamente recente sviluppatasi spontaneamente nella montagna meno di quarantamila anni fa a causa dell’eruzione dei Campi Flegrei.

L’intervento dell’uomo sul lavoro della natura

Il Vallone deve il nome alla presenza di un mulino costruito, successivamente, per la macinazione del grano.
Accanto gli vennero edificate ulteriori strutture – il cui complesso formò un centro industriale – delle quali ci permangono i resti, quali un lavatoio pubblico, sempre frequentato, e una segheria molto attiva, che resero la valle un vero e proprio punto di ritrovo per gli abitanti della città e un soggetto da ritrarre e riprodurre, anche all’epoca, per mano di forestieri ed autoctoni.
La valle in questione che, per le peculiarità che la contraddistinguono, risulta la meglio conservata tra tutte quelle sorrentine esistenti ai tempi, è rimasta il punto focale della città fino alla creazione di Piazza Tasso alle sue spalle, per la quale il Vallone è stato isolato e tagliato fuori dall’evolversi del centro abitato.
Questo intervento dell’uomo ha depauperato lentamente il complesso industriale, che si è trovato privato del fondamentale apporto idrico alla base di tutte le attività, commerciali e non, ivi sviluppate.
Di conseguenza, il luogo è risultato sempre meno utile alla vita cittadina e sempre più inospitale per il microclima circoscritto e avverso che si stava creando al suo interno, al punto tale da divenire del tutto abbandonato, col passar del tempo, e sempre più difficile da raggiungere.
Mentre, precedentemente, ci si poteva arrivare mediante un suggestivo percorso attraverso un ponticello su di un ruscello, ora che la valle è divenuta proprietà privata, anche l’ultimo accesso rimastovi, un cancelletto, è diventato inutilizzabile.

Il Vallone della metamorfosi

Se, però, da un lato, l’uomo ha tolto tanto a questo posto, dall’altro, la natura – che lo aveva creato già imponendosi sull’uomo con un motto di potenza – con un lavoro meticoloso e l’aiuto di un clima assolutamente particolare, che prevede la quasi totale assenza di vento e una notevole presenza di umidità, lo ha ripreso a sé, ricominciando la metamorfosi da essa stessa iniziata.
Difatti, la chiusura del loco ha reso il Vallone quasi inattaccabile dagli eventi di qualsivoglia tipo, come fosse chiuso in una fatata bolla protettiva, e ha permesso alla natura di riappropriarsi liberamente, e senza limitazioni, delle zone ad essa sottratte imponendosi sulle costruzioni dell’uomo assalendole di verde, mediante un intreccio di arbusti e piante, la maggior parte delle quali rare, che partono da ogni dove, finendo col plasmare una esplosiva foresta incontrastata che ingloba i ruderi abbandonati, dal sapore del passato, in una Sorrento del ventunesimo secolo.

 

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