Borgo Sant’Antonio Abate: storia, cultura e vivacità nel cuore di Napoli
Noto anche come O' Bùvero e Sant'Antuono, ha mantenuto la sua antica struttura urbana pressoché invariata dal 400 fino ai giorni nostri.
Napoli, una città intrisa di storia millenaria, è famosa per la sua cultura unica, la sua cucina deliziosa e la sua vibrante vita di quartiere. Il Rione Sant’Antonio Abate è una delle gemme nascoste di questa città. Noto anche come O’ Bùvero e Sant’Antuono, ha mantenuto la sua antica struttura urbana pressoché invariata dal 400 fino ai giorni nostri. Questo luogo è un connubio di tradizione e cemento, noto in passato come il “malfamato quartiere dei facili amori” perché vi era la presenza delle prostitute e dei “femminielli.”
Le sue origini
Il borgo ha una storia antichissima, che risale al XIV secolo. In quel periodo, la regina Giovanna d’Angiò fece costruire una chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate, in un luogo dove sorgeva un convento dei monaci Antoniani che curavano le persone colpite dal fuoco sacro, detto anche Fuoco di Sant’Antonio, con un prodotto ricavato dal sangue di maiale. La leggenda vuole che siano stati i Templari, ritornati dalla Terra Santa, a rivelare il segreto terapeutico del sangue di maiale ai monaci. Questo racconto ha una base storica, poiché molti pellegrini provenienti dall’Oriente venivano curati presso il nosocomio annesso alla chiesa. Nel corso dei secoli, il borgo si è sviluppato intorno alla chiesa e al convento, diventando un importante centro commerciale e religioso. La sua posizione strategica, all’incrocio tra due importanti strade, ha contribuito alla sua crescita.
Sant’Antonio Abate
La figura centrale di questo quartiere è Sant’Antonio Abate, conosciuto anche come Antonio del Deserto, un eremita di origini egiziane che visse in isolamento per oltre vent’anni per resistere alle tentazioni del male. Nelle immagini sacre, è spesso raffigurato con un bastone e un maialino ai piedi, il bastone che custodisce il potere purificatore del fuoco. Il 17 gennaio, in alcune parti di Napoli, tra cui nel Bùvero, si bruciano vecchi oggetti e si benedicono gli animali con il fuoco, seguendo questa tradizione.
Tuttavia, questa usanza fu proibita dagli Aragonesi, i quali ritenevano che fosse troppo legata alla precedente dominazione. Durante il loro regno, la zona fu arricchita di ville, giardini, orti e taverne, diventando un luogo di caccia e villeggiatura per molti cittadini. Purtroppo, questa oasi verde fu presto soffocata dall’espansione urbana inesorabile. Nascosta dietro l’imponente edificio delle prigioni di San Francesco, l’Imbrecciata(pavimentazione costituita da ciottoli), l’ampia area tra Porta Capuana e via Martiri d’Otranto, custodì per secoli i segreti più oscuri della città.
Le Sacerdotesse di Venere del Borgo Sant’Antonio
Fin dal XVI secolo, la maggior parte dei bordelli e delle case di tolleranza era concentrata in queste strade la cui pavimentazione era costituita da ciottoli, nota come la “breccia.” Nel 1648, Bernardina Pisa, moglie di Masaniello, frequentava questi vicoli. Dopo la morte del marito, si trasferì nel Borgo per prostituirsi. Nel 1745, un editto ordinò alle meretrici di non passeggiare né fermarsi fuori dai quartieri assegnati sotto pena dell’esilio perpetuo dal Regno. Il grande bordello fu chiuso da un cancello di ferro e il quadrilatero di strade che ospitava le “Sacerdotesse di Venere di Porta Capuana,” come venivano chiamate, prese il nome di Cancello, dove potevano continuare la loro attività. Tuttavia, alcune di loro tentavano di fuggire dal ghetto e subivano violenze.
Il quartiere più degradato della città
Le prostitute del Borgo Sant’Antonio Abate avevano una fitta e composita clientela, di ogni strato sociale. Tra i loro clienti c’erano nobili, borghesi, militari, studenti e anche ecclesiastici. La prostituzione era sotto il controllo della camorra, che proteggeva le prostitute e riscuoteva una tassa sulla loro attività. Col tempo dvenne un luogo in cui si verificavano delitti di ogni genere. Gli abitanti onesti dovevano tornare a casa prima dell’oscurità per evitare di essere derubati o uccisi. Le donne oneste, per non essere confuse con le meretrici, evitavano di uscire o di mostrarsi alle finestre.
Il Borgo oggi
Il Borgo è ancorato al passato in molti altri aspetti, come la tradizione dei “cippi” che racconta una storia leggendaria e mitica. Oggi è un quartiere vivace e multiculturale, un connubio di tradizione e cemento. Si trova lontano dai percorsi turistici, situato tra Porta Capuana e piazza Carlo III è suddiviso in due parti a causa della demolizione operata durante il Risanamento per creare il corso Garibaldi. Nonostante la sua posizione periferica, il Borgo è celebre per il mercato quotidiano che anima le sue strade. Importante infine la presenza di un centro sociale e di una serie di attività culturali.