Roberto d’Angiò e la sua lungimiranza, il re che premiava l’eccellenza con l’esenzione dalle tasse

Un sovrano illuminato con una visione rivoluzionaria. Le sue idee contribuirono a fare di Napoli una terra ambita da tutti i talenti del Medioevo

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La storia italiana è piena di sovrani che hanno spesso plasmato il destino del popolo, influenzando la società e l’ordinamento legislativo. Tra le numerose decisioni regali che hanno segnato epoche e generazioni, spicca il decreto di Roberto d’Angiò, re di Napoli nel XIV secolo. Decreto che conferiva un privilegio senza precedenti agli studiosi, l’esenzione fiscale a vita per coloro che avessero conseguito la laurea con merito. La sua visione politica era a dir poco straordinaria, considerava la cultura e il sapere come la chiave per il progresso individuale e sociale. Per questo motivo, promosse diverse iniziative volte a favorire l’istruzione e a premiare il merito.

Il regno di Roberto d’Angiò

Nel periodo in cui Roberto d’Angiò era sovrano del Regno di Napoli (1309-1343), l’Italia era una terra di fervente attività intellettuale. Era un crocevia di culture e conoscenze. La corte di Napoli era rinomata per la sua vivace vita culturale, attrattiva per filosofi, poeti e studiosi provenienti da ogni angolo d’Europa e del Mediterraneo.

Roberto d’Angiò, noto per la sua saggezza e il suo spirito illuminato, era consapevole del valore della conoscenza e dell’istruzione per il progresso della società. Con la sua proclamazione, questi mirava ad incentivare gli studi e a riconoscere il merito accademico, stabilendo un legame indissolubile tra il sapere e il bene comune.

Un decreto rivoluzionario

Tra le sue misure più innovative, spicca un decreto del 1336 che garantiva l’esenzione perpetua dalle tasse a tutti gli studenti che si fossero laureati con lode. Un incentivo poderoso per gli studenti a impegnarsi al massimo e a raggiungere l’eccellenza negli studi, un atto di grande lungimiranza e giustizia sociale. Concedere l’esenzione fiscale a vita a coloro che si erano distinti per il loro impegno e la loro eccellenza accademica significava premiare il talento e favorire la crescita intellettuale della nazione.

Questa politica fiscale innovativa non solo incoraggiava gli individui a perseguire la conoscenza con zelo e dedizione, ma contribuiva anche a creare una società più equa e meritocratica. Una società dove il successo non dipendeva solo dallo status sociale o dalle ricchezze ereditate, ma anche dalla propria competenza e impegno.

Un mecenate delle arti e delle scienze

Oltre ad essere un sovrano illuminato, Roberto d’Angiò fu anche un mecenate delle arti e delle scienze. Il suo regno fu un periodo di fervente attività culturale e di progresso intellettuale in cui fiorirono le università, le biblioteche e i centri di studio. La sua visione politica era a dir poco straordinaria, considerava la cultura e il sapere come la chiave per il progresso individuale e sociale.

L’eredità di Roberto d’Angiò risuona ancora oggi, poiché il suo decreto sull’esenzione fiscale per merito accademico ha ispirato politiche simili in molte parti del mondo. L’idea che il talento e il lavoro duro debbano essere premiati con opportunità e benefici tangibili è diventata un principio fondamentale in molte società moderne.

Un esempio concreto

Un esempio concreto di questa politica è il caso di Francesco Granato, un giovane di Ariano Irpino che si laureò in filosofia nel 1336 all’Università di Napoli. Nel diploma di laurea, Re Roberto d’Angiò esplicitò la sua visione: “il valore intellettuale di un uomo dotto supera di gran lunga qualsiasi contributo economico. Pertanto è compito del Re non solo incentivarlo con premi e lodi, ma anche garantirgli anche una vita serena al servizio del bene pubblico”. La politica di Roberto d’Angiò non si limitò all’esenzione dalle tasse. Egli sovvenzionò e garantì enormi privilegi alle persone più acculturate e intelligenti, contribuendo a fare di Napoli una terra ambita da tutti i talenti del Medioevo. Giotto, Boccaccio e Petrarca sono solo alcuni dei nomi illustri che gravitavano intorno alla corte angioina.

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