Aversa, la prima contea normanna d’Italia
Al centro della fertile pianura campana, la Campania Felix dei romani, territorio dei Liburni (antica popolazione affine ai Cimmeri), delimitata dal ducato di Napoli, dal fiume Clanio e dal mar Tirreno, sorse la città di Aversa; secondo alcuni di origine etrusca, secondo altri ancora più antica.
Origini perse nel passato
Il nome della città deriva dalla sua posizione geografica (sorse sull’antica cappella Sanctu Paulu at Averze, in onore di Paolo, il patrono della città) ma la radice del toponimo richiama anche quello di Velsu, una delle dodici città etrusche campane, non ancora individuata. Con il tempo, poi, il nome è stato corretto in Verzelus, Versaro e infine in Averse.
La storia della città comincia ufficialmente nel XI secolo d.C., durante la discesa dei Normanni nel Mezzogiorno.
Nel 1022, Rainulfo Drengot si stabilì in una piccola fortezza, nei pressi dell’odierna chiesa di Santa Maria a Piazza. Qui, lui e i suoi uomini, realizzarono una piccola cinta di protezione all’insediamento con fossati e siepi, mentre, all’interno, costruirono diverse strutture militari e civili. Nel giro di pochi anni, il sito divenne un punto di riferimento per tutti i normanni che giungevano in Italia, rendendo necessari interventi per ampliare la struttura.
Nel 1030, il territorio fu concesso ai Normanni dal Duca Sergio IV, conte di Napoli, per l’aiuto prestatogli contro Pandolfo IV, principe longobardo di Capua. Rainulfo la cinse di mura difensive, permettendone il riconoscimento ufficiale come contea normanna in Italia, da parte dell’imperatore Corrado II, nel 1038.
Da qui, partirono anche le truppe impegnate nelle varie battaglie lungo il sud della penisola, mentre dodici conti normanni si susseguirono alla guida della città. Tra i più importanti, si distinse Riccardo Drengot, capace di condurre alla vittoria le truppe aversane contro quelle pontificie e di imprigionare Papa Leone IX. Riccardo, però, non trattò il papa come un prigioniero qualunque, ma lo scortò a Roma, assicurandogli il ritorno al Vaticano. Ciò convinse Leone IX a ritirare la scomunica e a concedere il titolo di Diocesi alla città.
Da piccolo raggruppamento di casali di campagna, quindi, Aversa si trasformò nel centro nevralgico di arrivo dei Normanni in Italia, che solo intorno al 1059 consolideranno i loro domini, sotto la guida di Roberto il Guiscardo.
La potenza e il valore della città non diminuirono con l’arrivo degli Svevi né tantomeno con quello degli Angioini. Proprio i francesi, elevarono la città a loro corte, in particolare per l’attaccamento che Giovanna d’Angiò aveva nei confronti di questa terra.
Nel castello di Aversa, poi, si consumò l’assassinio di Andrea d’Ungheria, consorte di Giovanna, lanciato dalla finestra con un cappio al collo da alcuni congiuratori, capeggiati da Carlo di Durazzo, nemico della futura regina. L’evento scatenò l’ira di re Luigi d’Ungheria, che scese in Italia per punire i congiuratori, provocando la fuga di Giovanna ad Avignone.
Il declino della città cominciò definitivamente con l’arrivo degli Aragonesi e con un’epidemia di peste che, nel 1656, decimò la popolazione.
Oggi
Oggi Aversa fa parte della provincia di Caserta e, con i suoi 52794 abitanti, è il secondo comune più popoloso della provincia ed il diciassettesimo della regione.
Grazie ai suoi mille anni di storia, presenta un patrimonio artistico di grande pregio, concentrato nel Museo Diocesano e nel centro storico, costituito da numerose chiese, da cui deriva il nome di “Città dalle cento chiese“, racchiudenti una moltitudine di opere artistiche ed architettoniche di proprietà della Diocesi.
Nelle chiese aversane, tra cui la Cattedrale di San Paolo e la bellissima chiesa di San Francesco delle monache, sono presenti opere di importanti pittori come Guido da Siena, Angiolillo Arcuccio, Colantonio, Polidoro da Caravaggio, Marco Pino da Siena, Guercino, Pietro da Cortona, Pietro Negroni detto il Giovane Zingaro, Josè de Ribeira detto lo Spagnoletto, Cornelis Smet, Teodoro d’Errico, Massimo Stanzione, Paolo De Matteis, Francesco Solimena e Francesco De Mura.
A tutto ciò, si aggiungono anche numerosi parchi, come il “Ninì Grassia” e il “Salvino Arturo Pozzi” ed una villa comunale che sono il vero e proprio polmone verde della città.