Un’opera inizialmente longobarda: il Duomo di Benevento

Costruito per opera dei longobardi, al Duomo di Benevento non sono mancati svariati lavori di ristrutturazione. Oggi, il luogo di culto più apprezzato dai cittadini.

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Un’opera inizialmente longobarda: il Duomo di Benevento

Il Duomo di Benevento fu costruito per volere dei longobardi, e nel corso dei secoli non sono mancati svariati rifacimenti dello stesso. I lavori di rinnovo più importanti che hanno interessato la struttura sono avvenuti in occasione di particolari eventi sismici: nel 1945, il 1688 e il 1702 la città di Benevento è stata protagonista di vari movimenti tellurici che hanno causato ingenti danni agli edifici cittadini.

Tuttavia, il Duomo non fu modificato solo per riparare i danni causati dalle calamità naturali, bensì, ricordiamo sia le numerose azioni per conseguirne l’ampliamento durante il 1100 e il 1600, eseguite con lo scopo di arricchire il Duomo, sia successivamente ai bombardamenti angloamericani della seconda guerra mondiale. In quest’ultima occasione, fu l’architetto Paolo Rossi de Paoli a sovrintendere i lavori di restauro dello stabile. Ma fortunatamente, oggi la struttura ospita molteplici elementi superstiti, alcuni nel corso del tempo, reinseriti anche nell’attiguo Museo Diocesano.

Vediamo, allora, il complesso nel suo insieme!

A prima vista, è impossibile non rimanere esterrefatti dinanzi alla facciata principale, tanto imponente, quanto ricca di particolari.

Molti studiosi si sono chiesti chi fosse l’artefice della facciata. E a tal proposito, Meomartini, architetto, archeologo e scrittore della città, incuriosito anch’esso da tali ricerche, fece notare che sul fronte dell’architrave della porta sinistra si leggeva una frase in latino nella quale era nominato un tal Ruggero. Forse l’Arcivescovo del 1179? O forse un semplice artista? La prima ipotesi è quella più acclamata.

Vi si possono cogliere due ordini, ognuno composto da 6 arcate, più grandi e poco profonde al piano inferiore e decisamente più piccole ma più profonde a quello superiore, dove sono sorrette da colonnine e capitelli romani di spoglio. La maggiore, situata nella parte bassa, ospita la porta d’ingresso principale composta da 72 formelle a bassorilievo, dove da qualche anno successivamente ai restauri, è stata reinserita la Janua Major nella sua posizione originale prima dei bombardamenti.

Gli stipiti e l’arcotrave della porta maggiore, scolpiti sul fronte e nei laterali non sono opera dell’epoca della facciata, ma sicuramente risalgono a molti anni prima, sebbene vi si noti una grande eleganza nel disegno e nella tecnica utilizzata.

I capitelli, inoltre, non sono certamente frutto della stessa mano: quello posto a sinistra è più tozzo, le foglie sono più basse, più rilevate e rovesciate. Ma hanno entrambi un’analogia: le foglie di ulivo.

Sempre ponendosi frontalmente, è possibile con molta facilità far cadere l’occhio sull’imponente campanile, eretto nel 1278-79 e restaurato successivamente dal Vescovo Orsini.

La sua struttura quadrata fa subito pensare ad una torre marmorea.

Gli elementi che rapiscono lo sguardo sono svariati, come quelli di spoglio romani che sono incassati sulla superfice. È il caso del leone, o del cinghiale avvolto da una corona d’alloro.

Proprio quest’ultima figura fu da ispirazione per la creazione dello stemma della città di Benevento.

Quando vi si entra al proprio interno, appara chiara è la divisione della cattedrale in cinque navate (questa disposizione fu fatta in seguito al 1456), le quali ospitavano due magnifici pulpiti marmorei trecenteschi, in parte conservati, ed una grande statua, salvatasi dagli eventi del tempo, di San Bartolomeo di Nicola da Monteforte. Questa, rappresenta il santo mentre tiene nella mano destra un coltello (simbolo del martirio) e nella mano sinistra i Vangeli.

Impossibile, poi, non notare l’organo a canne Mascioni opus 870, restaurato dalla stessa ditta recentemente nel 2010.

Importanti e considerevoli, infine, sono anche gli affreschi che ospita questo sito, come ad esempio “la Mater Misericordiae” e “Santa Caterina di Alessandria”.

Questo luogo così svariato e “stratificato”, ad oggi, rappresenta il principale sito di culto della città.

È impossibile non rimanerne davvero estasiati.

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