Il Castello Aragonese è il simbolo di Ischia e, da sempre, è testimone della sua storia.
Una tappa quasi obbligata per chi visita l’isola verde ed ama scoprire luoghi pieni di reminiscenze del tempo che fu; un intreccio tra passato e leggenda, mitologia e mistero.
Geografia
Posto su un isolotto di origine vulcanica, nato da un’eruzione di circa 300.000 anni fa sul lato orientale di Ischia, il Castello Aragonese è collegato all’isola maggiore da un percorso in muratura lungo oltre 200 metri, che permette alle piccole imbarcazioni di raggiungere la vicina baia di Cartaromana senza circumnavigarlo. Questo dà il nome al vicino centro storico, Ischia Ponte, conosciuto in passato col nome di Borgo di Celsa (per i numerosi gelsi presenti).
Storia
È del 474 a.C. la costruzione del primo castello, chiamato Castrum Gironis, ovvero “castello di Girone”: il nome fu scelto in onore del suo fondatore, il greco Gerone I detto Il Tiranno di Siracusa, che prestò aiuto, con la propria flotta, ai Cumani nella guerra contro i Tirreni (Etruschi autoctoni); così facendo contribuì alla loro vittoria al largo delle acque di Lacco Ameno: ecco perché, per sdebitarsi, i Cumani decisero di ricompensarlo cedendogli l’intera isola.
Occupata, poi, dai Partenopei per qualche tempo, nel 315 a.C. fu conquistata dai Romani, che riuscirono a strapparne il controllo, fondandovi la colonia di Aenaria. La fortezza fu utilizzata a scopo difensivo e vi furono edificate anche alcune abitazioni ed alte torri per sorvegliare gli spostamenti delle navi nemiche.
Ha subito, quindi, un susseguirsi di dominazioni, di cui quella degli Aragonesi è stata la più importante (a loro si deve la moderna fisionomia della fortezza), fino a quella borbonica, che lo utilizzò anche come carcere duro per quelli che parteciparono ai moti del 1848, tra cui il patriota Carlo Poerio.
Al castello si accede attraverso un traforo, lungo 400 metri e illuminato da lucernari che, al tempo, fungevano anche da “piombatoi” attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. La galleria, scavata nella roccia, fu costruita verso la metà del Quattrocento per volere di Alfonso V d’Aragona: prima di allora l’accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell’isolotto.
Gli edifici ricoprono una parte minima della superficie di questo mini territorio che è, perlopiù, occupato da ruderi, orti e vigneti; la maggior parte, comunque, è costituita da chiese, cripte e monasteri.
La chiesa dell’Immacolata, in particolare, che con la sua cupola domina il castello, è certamente la più importante; adiacente ad essa si trova il Convento delle Clarisse con il suo cimitero sotterraneo, dove le novizie erano solite andare a pregare e meditare in presenza dei corpi delle monache morte, lasciati decomporre su singolari troni in pietra. A completare il tutto, troviamo la Cattedrale dell’Assunta, ormai semidistrutta, arricchita da stucchi barocchi, che nascondono le decorazioni trecentesche emerse durante i lavori di restauro, e la cripta sottostante, con affreschi appartenenti alla scuola giottesca.
Sicuramente, però, tappa imperdibile, soprattutto per gli amanti dei paesaggi mozzafiato, è il Terrazzo degli Ulivi, dal quale si può godere di una vista che va da Gaeta fino a Capri.