La Tazza Farnese: un capolavoro di arte ellenistica con una storia affascinante

Custodita al MANN di Napoli, è uno dei più splendidi cammei antichi del mondo.

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Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è una delle gemme culturali d’Italia, custode di tesori straordinari che raccontano storie millenarie. Tra le sue inestimabili opere d’arte, spicca la Tazza Farnese, un magnifico cammeo antico che cattura l’attenzione di chiunque si trovi di fronte ad essa. È in pietra dura(agata sardonica) con un diametro di circa 20 cm. È databile al III o al I secolo a.C. ed è considerata uno dei capolavori dell’arte ellenistica. È uno dei pezzi più importanti della collezione del museo e attira visitatori da tutto il mondo.

Le origini

Risale al periodo compreso tra il III e il I secolo a.C. Originaria probabilmente di Alessandria d’Egitto, la sua storia antica è tanto affascinante quanto misteriosa. Documentata per la prima volta nel 1239 alla corte di Federico II, passò successivamente in Persia prima di ricomparire a Napoli nel XV secolo nelle collezioni di Alfonso V d’Aragona. Nel 1471, Lorenzo il Magnifico la acquisì durante un viaggio a Roma.

Nel 1537, la Tazza Farnese entrò nella collezione dei Farnese come parte della dote di Margherita d’Austria, che aveva sposato Ottavio Farnese. Nel Settecento, passò ai Borbone e con l’Unità d’Italia divenne parte del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. È uno dei pezzi più importanti della collezione del museo e attira visitatori da tutto il mondo.

Due incidenti fortunati

L’opera d’arte ha rischiato di essere perduta per ben due volte.

La prima volta nel 1925, quando un custode del museo, Salvatore Aita, colpì deliberatamente la bacheca che la conservava, facendola cadere e mandandola in frantumi. Fu necessario un accurato restauro per ricomporre i pezzi di una gemma che, fino a quel momento, si era mantenuta pressoché intatta.

La seconda durante la seconda guerra mondiale. Per salvarla dalle razzie di opere d’arte dei nazisti, il soprintendente Amedeo Maiuri murò la Tazza Farnese, assieme al Vaso Blu di Pompei, in un’intercapedine delle mura del museo.

L’arte del cammeo

Il cammeo è una forma di intaglio su una pietra a strati, spesso a due colori, creando un effetto tridimensionale. La Tazza Farnese, realizzata in onice, è una delle più grandi e complesse di questo genere. Con un diametro di circa 20 centimetri, il cammeo raffigura scene mitologiche intricate e dettagliate. Un’opera d’arte che cattura l’attenzione di chiunque si trovi di fronte ad essa. La sua peculiarità più affascinante risiede nel suo eccezionale percorso storico, poiché non è un reperto rinvenuto in un contesto archeologico sotterraneo. Questo imponente piatto in pietra dura, realizzato con la tecnica del cammeo, ha invece attraversato i secoli grazie a una successione continua di possessori.

Il significato delle figure

La Tazza Farnese presenta decorazioni su entrambi i lati. Sul lato esterno si distingue una testa di Gorgone. Sul lato interno invece emergono otto figure intagliate su uno strato di avorio, che si eleva sopra il fondo in agata sardonica dai toni nero-giallastri. Le interpretazioni delle figure, oggetto di studio da parte di numerosi studiosi, aggiungono complessità all’allegoria scolpita. Un altro mistero riguarda la sua funzione. Anche in questo contesto, ci troviamo di fronte a una questione complessa, mancano, infatti, oggetti simili di produzione ellenistica che possano essere utilizzati come riferimento.

La sua funzione

Si tratta di un oggetto dalla forma peculiare, caratterizzato da una faccia concava che si appoggia su una base convessa. Alcuni studiosi ritengono che il termine di paragone più vicino sia un phiale persiana, ovvero un piccolo piatto per libagioni rituali. Non veniva appoggiato ma veniva tenuto in mano finché non era svuotato del contenuto, dopodiché veniva appeso in modo che entrambe le superfici decorate potessero essere viste. Questa, forse, la sua funzione più probabile in origine. Poi, nei secoli, la Tazza Farnese è stata utilizzata come uno splendido oggetto da collezione, un vanto per chi lo possedeva.

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