La storia del dinosauro Ciro

Un fossile eccezionale e unico al mondo. Ritrovato a Pietraroja, un piccolo paese del Matese

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Il massiccio del Matese è un vero e proprio collegamento tra due regioni diverse tra loro, una congiunzione tra culture e conformazione geologica differenti. Diversi studi hanno appurato che le montagne di questa zona sono nate milioni di anni fa e sono un vero e proprio tesoro di paleo-biodiversità. Si sono ritrovati infatti testimonianze di glaciazioni, sono stati scoperti(a Pietraroja) inoltre i resti di un dinosauro famoso in tutto il mondo. Si tratta di uno Scipionyx samniticus ed è stato chiamato Ciro.

Un fossile eccezionale unico al mondo. Ritrovato a Pietraroja, un piccolo paese del Matese

Scipionyx samniticus, meglio conosciuto con il soprannome di “Ciro”, fu il primo dinosauro ad essere ritrovato in Italia. Scoperto dal veronese Giovanni Todesco a Pietraroja (Benevento) nel 1980, è uno dei dinosauri più piccoli del mondo con un’importanza scientifica unica. Nel 1998 è stato riconosciuto a livello internazionale come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia. Grazie al suo stato di conservazione, finì sulla copertina della famosa rivista Nature. Questa minuscolo essere, grande circa 50 centimetri, è ancora il dinosauro meglio preservato al mondo, malgrado risalga a circa 110 milioni di anni fa. Molto probabilmente era un animale a sangue caldo ed era ricoperto di piume.

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Una vita breve

Ciro apparteneva alla famiglia dei Scipionyx samniticus(artiglio di Scipione che viene dal Sannio) e non era del tutto formato. Misurava appena cinquanta cm e si pensa che potesse arrivare a non più di due metri. Gli studi sui suoi organi interni hanno rivelato che Ciro era nato da pochissimo tempo, giorni forse. Nel suo stomaco sono stati ritrovati resti di piccoli rettili(anch’essi fossilizzati) ma anche di pesci. Ciò dimostra che non era solo carnivoro. Si presume inoltre che il piccolo dinosauro fosse stato nutrito dai genitori che avevano appositamente sminuzzato delle prede. Cibo che non fu nemmeno digerito, il dinosauro non ebbe il tempo, arrivò la morte dopo soli pochi giorni di vita. Le particolari caratteristiche del luogo in cui è stato ritrovato, hanno permesso una conservazione stupefacente che permette di studiare minuziosamente gli organi.

L’ecosistema di Pietraroja

In località Le Cavere si trovano fossili (in gran parte marini) con particolari anatomici incredibili. Si tratta di un vero e proprio scrigno di paleo-biodiversità. Si trovano infatti diverse forme di vita, alghe, piante, molluschi, crostacei e pesci. Gran parte di questo tesoro è custodito al Museo di Paleontologia di Napoli Federico II. Occorrerebbe però valorizzare anche i siti dove questi tesori sono custoditi. Anche loro possono divulgare tanto ed essere visitati. Un esempio è il sito di Pietraroja, che va assolutamente preservato in quanto vero e proprio museo all’aperto.

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Lo studioso Giovanni Tedesco

Al confine tra Campania e Molise, il veronese appassionato di fossili Giovanni Tedesco, nel 1980 scoprì i resti del piccolo dinosauro. queste le parole raccontate nella sua biografia:

“ Un giorno arrivammo nel paesetto di Pietraroja, c’erano delle ruspe e altri grossi macchinari che scavavano e spostavano materiale per la realizzazione della circonvallazione del paese. Stavano frantumando gli strati laterali della cava per farne fondo stradale e guardando tutti quei pezzi di roccia, con grande sorpresa e poi con terrore mi accorsi che c’erano tracce di pesci fossili: stavano usando strati fossiliferi per fare il fondo stradale.
Dissi subito a mia moglie di cercare sulla strada assieme ai bambini prima che il tutto venisse schiacciato e pressato dal rullo compressore. Ad un certo punto mi trovai fra le mani una lastrina dove da un lato si vedeva in sezione un segno scuro di 2-3 millimetri di spessore, il cuore incominciò a battere più forte, dovevo cercare subito gli altri pezzi che mancavano”. 

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