La cucina tipica campana
Impensabile non annoverare la cucina della Campania tra le migliori in Italia e al mondo. Vediamo quali sono i piatti tipici della nostra Regione
La cucina è il posto in cui si custodiscono secoli di storia e origini di ricette tramandate da generazioni. Ricette che ogni giorno portiamo in tavola. Tra i fornelli si incontrano le tradizioni, si sposano i sapori più svariati ma soprattutto si narrano storie di piatti che, con sufficienza, diamo per scontati. Alle ricette aggiungiamoci i prodotti che rappresentano la Campania nel mondo e otteniamo un connubio di sapori che ci invidiano tutti. E’ impossibile scrivere, parlare, discutere del tema della “Cucina Tipica Campana” perché l’abbondanza di notizie è tale che ci si confonde. Ovviamente ogni zona della Regione crea pietanze con i prodotti tipici del luogo. A questo punto, il compito di ogni lettore di questo articolo, è scegliere un piatto che lo stuzzica ed “approfondire l’argomento” proprio in virtù del fatto che tra mare(pesci e molluschi) e monti l’argomentazione culinaria Campana è a dir poco inenarrabile vista la sua varietà!
Avellino
La verde Irpinia presenta un paesaggio essenzialmente montuoso-collinare. Troviamo quindi specialità legate a questo tipo di territorio. Vi è la pasta fatta a mano (tagliatelle, ravioli, orecchiette, fusilli, cavatelli, etc.) ed il saporito formaggio “Pecorino”. Un classico è il baccalà alla pertecaregna. Si tratta di una ricetta molto semplice. Gli ingredienti da utilizzare sono pochi e si trovano facilmente: baccalà, peperone crusco e olio extra-vergine d’oliva. La minestra maritata, chiamata così perché la verdura si sposa con la carne.
Benevento
Situata in una conca circondata da alture, la cucina sannita risente molto del territorio circostante. Il “Cardone” ovvero un secondo piatto a base di pollo, vitello e cardi. La pasta fatta a mano in provincia di Benevento è, squisita anche con i legumi, con fagioli e cotica, con i ceci. Come non citare il notissimo liquore “Strega” digestivo altamente alcolico a base di erbe, dal tipico colore giallo (tale bevanda ha dato il nome al noto Premio Letterario Italiano, il “Premio Strega”, istituito nel 1947 da Guido Alberti, proprietario della azienda del suddetto liquore giallo-trasparente).
Caserta
E’ la provincia della Campania che viene identificata per la produzione della mozzarella di bufala DOP e per la ricotta di bufala campana. Le Pettolelle con fagioli ,ovvero pasta fatta in casa con farina, uova e sale e condita con i fagioli cannellini, olio vergine di oliva, aglio, origano, prezzemolo tritato, sale e pepe. Un piatto da mangiare a Caserta è la Cianfotta. Si tratta di uno stufato simile alla caponata siciliana con peperoni fritti con aglio, cipolla, patate, melanzane, peperoncino, pomodori ed erbette aromatiche, il tutto accompagnato dal pane bruscato. Poi c’è lei, stiamo parlando dell’oro bianco, la mozzarella di bufala.
Salerno
A metà tra la Costiera amalfitana e quella cilentana, la zona del salernitano è il luogo adatto per assaporare piatti tipici. Se si pensa alla Costiera, si pensa ai limoni che ci sono sull’intero territorio. Proprio per questo, la delizia al limone è una delle perle più amate. Altro piatto tipico è la milza, in dialetto “Meveza”, che viene imbottita con aglio, prezzemolo tritato e peperoncino. La padrona indiscussa è lei, la “Zizzona di Battipaglia”. Una vera e propria eccellenza dell’arte casearia campana.
Napoli
E a Napoli? Il Menù è completo. “Paccheri allo Scoglio”.“Cuoppo con frittura di mare”. Impepata di cozze ma anche la pasta con patate e provola e la frittata di spaghetti. Il Ragù che deve necessariamente “pippiare” per essere cotto al punto giusto ed i dolci. Baba’, Sfogliatelle e Pastiera da assaporare con caffè ristrettissimo e Limoncello freddo freddo. Come detto all’inizio, è davvero impensabile descrivere gli altri piatti tipici campani così come anche meglio dettagliare quelli menzionati perché frutto di tradizione, folklore ed “inviolabilità’” campani. Si, perché se, ad esempio, si sbagliasse la descrizione della preparazione del Ragù Napoletano, volerebbero insulti! Ci sono tradizioni che “devono” restare tali, che si tramandano di generazione in generazione e che sono insindacabili: San Gennaro, Maradona ed il Ragù, ad esempio, devi stare attento a nominarli a Napoli, che se ne parli in maniera non sufficientemente lusinghiera partono improperi!
La pizza
Manca all’appello la Regina: lei, si, sua Maestà la Pizza! Non ci si può esimere dal descriverla brevemente sia per non offendere alcun cittadino campano (vista la sua “regalità”) sia per la sua portata internazionale… La Pizza, il più famoso ed universale cibo del globo , è nata nel 1889 grazie al cuoco napoletano Raffaele Esposito che creò la “Pizza Margherita” in onore dell’Italia (rosso del pomodoro, bianco della mozzarella e verde del basilico) e della Regina Margherita di Savoia . In vero, ancora prima, nel 1858, un Trattato stampato a Napoli, descriveva per la prima volta, con dovizia di particolari, la ricetta con cui preparare in quegli anni il delizioso piatto campano, italiano, partenopeo, più famoso al mondo! Si trattava di pasta di pane cotta in forno a legna poi condita con aglio, strutto e sale grosso.
Le due pizze per eccellenza
Il Disciplinare della vera Pizza Napoletana contempla solo ed esclusivamente due Pizze: la Marinara (cioè la Pizza condita con olio di oliva, pomodoro, aglio ed origano) e la classica. Ad onore del vero, la prima Pizzeria è nata a New York nel 1905: e fu subito clamore! Si scatenò quello che in Sociologia vien definito “Effetto Pizza”: un fenomeno locale che ha prima successo all’estero e successivamente nel suo luogo di origine. Le versioni di quello che è stato definito come “Patrimonio Immateriale dell’Umanità’” da parte dell’UNESCO il 5 Febbraio del 2010, sono innumerevoli: dalla “Salsiccia e Friarielli” alla “Capricciosa”, dalla “Quattro Stagioni” alla “Vegetariana”: insomma, a ciascuno la sua libera scelta a seconda delle proprie papille gustative fermo restando che nella tradizione culinaria campana la “Pizza all’Ananas” resta a tutt’oggi una…blasfemia!