Il belvedere del Castello Aragonese
Un piccolo isolotto, posto proprio di fronte alla bellissima isola di Ischia, ospita la maestosa fortezza del Castello Aragonese, realizzato come piazzaforte per la difesa dell'isola
Il Castello Aragonese di Ischia è stato definito da Suzanne Thérault nella sua opera come un luogo di dame, poetesse e principesse, regine di cuori che qui trascorrevano le loro giornate e notti tra balli, intrighi, scandali e arte e di cui ancora oggi si avvertono le presenze.
L’ origine dell’isolotto
L’ origine dell’isolotto risale probabilmente a 300 mila anni fa a causa di un’ eruzione. Il Castello Aragonese è collegato all’isola di Ischia mediante un ponte in muratura lungo 220m a Ischia Ponte, un tempo chiamato Borgo di Celsa.
L’ isolotto su cui si erge il Castello è una bolla di magma, geologicamente, che si è consolidata nello spazio di fenomeni eruttivi, definita per questo “cupola di ristagno”. Raggiunge un’altezza di 113 metri sul livello del mare, ricoprendo una superficie di 56000 m².
La struttura del Castello Aragonese
L’ ingresso del Castello Aragonese in origine avveniva via mare attraverso una scala posta sul lato nord dell’ isolotto. Successivamente, verso la metà del Quattrocento, Alfonso V d’Aragona volle un traforo, lungo 400 metri, scavato nella roccia.
Il percorso è illuminato da alti lucernari fino a una mulattiera che si snoda in salita e conduce all’ apice dell’isola. Da questo si intrecciano sentieri minori che conducono ai vari edifici e giardini.
L’affascinante storia del castello
La costruzione del primo castello risale al 473 a. C. ad opera del greco Gerone I detto il tiranno di Siracusa. In suo onore, sotto il nome di Castrum Gironis, ovvero “castello di Girone”. Proprio il tiranno prestò aiuto ai Cumani con la propria flotta nella guerra contro i Tirreni. Collaborando alla sconfitta di questi ultimi presso le acque del Lacco Ameno.
I Cumani in segno di ringraziamento, decisero di cedere l’intera isola al proprio alleato.
In seguito la roccaforte fu occupata dai Partenopei, ma nel 315 a. C. i Romani ne presero il sopravvento fondando la colonia di Aenaria. Il Castello fungeva da fortino difensivo. Infatti per sorvegliare l’arrivo di navi nemiche, vennero edificate alte torri e abitazioni.
Nei secoli successivi il Castello fu oggetto di ulteriori trasformazioni: un “riparo” per la popolazione contro i saccheggi dei Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Arabi, Normanni, Svevi e Angioini.
La fisionomia moderna
L’aspetto moderno del Castello si deve agli Aragonesi: una forma quadrangolare con mura munite di quattro torri. Sull’ esempio del vecchio maschio di età angioina. Il sovrano fece costruire un ponte di legno che collegava l’ isolotto all’isola maggiore, poi sostituito da uno in pietra.
L’ apogeo della struttura fu raggiunto alla fine del Cinquecento: il Castello ospitava 1892 famiglie, il convento delle clarisse, il vescovo con il capitolo e il seminario, il principe con la guarnigione, 13 chiese tra cui la cattedrale in cui nel 1509 furono celebrate le nozze tra Fernando Francesco d’Avalos, marchese di Pescara e condottiero delle truppe imperiali di Carlo V, e la poetessa Vittoria Colonna.
In particolare il soggiorno della poetessa Vittoria Colonna nel Castello, coincise con il periodo più fiorente dal punto di vista culturale per l’isola: la poetessa fu infatti circondata dai migliori artisti e letterati del secolo, tra cui Michelangelo Buonarroti, Ludovico Ariosto, Jacopo Sannazaro, Giovanni Pontano, Bernardo Tasso, Annibale Caro l’Aretino.
Leggende e misteri
La leggenda delle suore del Castello Aragonese di Ischia
La leggenda più rinomata quella legata alle suore. Nel 1574, Beatrice Quadra dona il Castello che viene adibito a convento di clausura.
I saloni del palazzo, da sede di balli e intrighi amorosi, mutarono in celle di monache.
Nei sotterranei fu realizzato lo scolatoio, dove i cadaveri delle monache venivano lasciati “scolare” di tutto il sangue e lasciati essiccare e decomporre. Una volta scolati, venivano poi deposti in un loculo.
La leggenda vuole che i fantasmi delle monache vaghino ancora per i corridoi dei sotterranei del Castello in cerca di pace (o di anime da tormentare).
Le Lacrime di Vittoria Colonna
Le lacrime della nobildonna Vittoria Colonna per il suo amato Ferrante, si possono ancora udire. Scomparso tragicamente nel 1525, e a cui dedicava proprio nelle stanze del Castello romantici e tristi sonetti.
La leggenda racconta che tramite un passaggio segreto che collegava la Torre di Guevara e il Castello, il giovane forestiero incontrò la nobildonna per una notte di folle passione.
Queste non sono le uniche leggende di cui è custode il Castello e l’intera Isola.
Non resta che avventurarci e addentrarci nel fascio di luci e ombre che avvolgono i misteri entro le mura del Castello Aragonese.