Palazzo d’Avalos: l’antico carcere borbonico di Procida

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A picco sul mare del canale di Procida, definisce chiaramente il profilo dell’isola flegrea: stiamo parlando, ovviamente, del Real Palazzo d’Avalos, luogo ricco di storia e mistero, purtroppo ormai quasi abbandonato all’incuria degli uomini.

La storia

Costruito sul punto più alto di Procida, la zona di Terra Murata, fu realizzato, insieme alle mura, nel ‘500, per volere di quelli che furono i governatori dell’isola fino al ‘700: la famiglia d’Avalos.

È proprio grazie a loro che l’attuale Terra Murata è oggi visitabile, dato che il borgo era accessibile solo dalla spiaggia dell’asino, dopo punta Lingua. In seguito alla realizzazione di questo collegamento, si ebbe lo sviluppo urbano dell’isola, con la nascita del Borgo della Corricella,la realizzazione del Convento di Santa Margherita Nuova e dell’abbazia di San Michele.

Nella fattispecie, il palazzo fu voluto dal Cardinale Innico d’Avalos e il progetto fu affidato agli architetti Cavagna e Tortelli; inizialmente fu un edificio signorile e, successivamente, Palazzo Reale dei Borbone divenendo sia per Carlo III che, in particolare, per Ferdinando IV, residenza reale per la caccia, prima della realizzazione di Capodimonte e della Reggia di Caserta.

Nel 1815, però, gli stessi Borbone lo trasformarono prima in scuola militare e poi in carcere del regno, con successivi ampliamenti, messi in atto dal 1840, fino a tramutarlo in carcere di stato della neonata penisola italiana.

Il carcere di Procida che, oltre ad ospitare ergastolani, comprendeva anche un opificiovoluto dai gesuiti, per la lavorazione della canapa da parte dei detenuti, rimase operativo fino al 1985 e “ospitò” personaggi illustri come Cesare Rosaroll e Luigi Settembrini; dopo la caduta della Repubblica di Salò, dal ’45 al ’50, furono rinchiusi qui tutti i principali capi del regime fascista, da Graziani a Teruzzi, passando per Cassinelli e Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas, senza dimenticare Frank Mannino e gli altri esponenti della Banda Giuliano.

Tutto ciò fino alla chiusura definitiva nel 1988, in seguito alla quale il carcere fu, per anni, abbandonato completamente al suo destino; nel 2013, finalmente l’edificio e gli spazi adiacenti furono acquistati dal comune, che cominciò i lavori di riqualificazione e messa in sicurezza, per permettere visite guidate a turisti e residenti.

Il complesso Monumentale è costituito dal Palazzo D’Avalos più il cortile, la Caserma delle guardie, l’Edificio delle Celle singole, il Padiglione delle Guardie, l’Edificio dei veterani, la Medicheria, la Casa del Direttore e il tenimento agricolo, detto La Spianata, di circa 18.000 mq.

Nelle stanze dell’ex carcere il tempo sembra essersi fermato: non è difficile imbattersi in scarpe e vestiti impolverati, appartenuti ai detenuti, o in matasse di canapa e vecchie macchine per cucire arrugginite che narrano la storia di un luogo tanto affascinante quanto spaventoso.

Orari e informazioni utili

Da maggio a settembre: 9.30 e 11.30 – 15.00 e 17.00;
Da ottobre ad aprile: 9.30 e 11.30 e 14.00;
Prenotazione entro le ore 12.00 del giorno prima sul sito del comune di Procida.

Giorni di apertura: sempre aperto tranne il lunedì, ma solo da ottobre a marzo;
Indirizzo: Via Salita Castello;
Prezzo intero: 10 euro;
Prezzo ridotto: non residenti, età 6-18 anni, studenti universitari under 25 anni e insegnanti, 5 euro.

 

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