L’Antro della Sibilla, lì dove la Sibilla Cumana divulgava i suoi oracoli

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L’Antro della Sibilla è una galleria di epoca greco-romana collocata nel Parco Archeologico di Cuma.

È un luogo molto suggestivo e, secondo alcune leggende, sembrerebbe che la Sibilla Cumana pronunciasse proprio qui i suoi oracoli. Publio Virgilio Marone, infatti, nell’Eneide, descrive un luogo simile e racconta che Enea vi si recò per conoscere il suo futuro. Nei pressi dell’ingresso ci sono, in effetti, due lapidi in marmo che riportano delle descrizioni. Una di queste recita:

“L’immenso fianco della rupe euboica s’apre in un antro. Vi conducono cento ampi passaggi, cento porte; di lì erompono altrettante voci, i responsi della Sibilla”. 

Ovviamente questa è solo una leggenda; l’ipotesi più probabile è che si tratti di una galleria realizzata a scopo difensivo per la città ed il porto sottostanti. Nel XII secolo, in seguito allo spopolamento della città di Cuma, la galleria fu abbandonata e riscoperta solo negli anni trenta del secolo scorso dall’archeologo Amedeo Maiuri. Secondo quest’ultimo, la data di costruzione è da collocare tra il VII ed il VI secolo a.C., in quanto il taglio della pietra tufacea a forma trapezoidale risale proprio a quel periodo. Altri, invece, indicano la sua costruzione tra il X ed il IV secolo a.C..

La costruzione

L’antro, crollato nella parte iniziale, è stato interamente scavato nel tufo ed ha un andamento rettilineo. Lungo la parete ovest, per illuminare l’ambiente furono realizzate nove aperture, di cui tre murate. Queste erano utilizzate anche per raggiungere il terrazzamento sul quale erano posizionate le macchine da guerra. Sulla parete est, invece, si apre una stanza che dà accesso a tre ambienti con pavimento ribassato, utilizzati prima come cisterne e poi come luogo di sepoltura. Sullo stesso lato, inoltre, c’è una piccola stanza con una sedia in pietra ma, a causa del soffitto troppo basso, è impossibile sedervisi. L’antro termina con una sala a volta piatta, dove si aprono tre nicchie ed una stanza nella quale, secondo la leggenda, risiedeva la Sibilla.

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