Sterminator: origine e conformazione del Vesuvio

Il Vesuvio è tra i vulcani più studiati al mondo e attira turisti da ogni dove. E' possibile visitarlo tramite sentieri tutti diversi tra loro da cui si possono ammirare vedute meravigliose.

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Da lì ci osserva, domina il nostro golfo, la nostra città…Di chi sto parlando? Ma del Vesuvio, ovviamente!

Conosciuto in tutto il mondo, è il vanto di ogni partenopeo e con la sua bellezza incanta tutti i visitatori. Imponente, forte e maestoso…ma che danni se dovesse esplodere! Non a caso è considerato uno dei vulcani più pericolosi del mondo.

Si tratta di un vulcano silente ed è uno dei dieci attivi dell’Italia.

Pensate che l’ultima eruzione risale al 23 marzo 1944 e durò sette giorni. Molti furono i comuni danneggiati, in particolare Massa e San Sebastiano, che furono distrutti.

Ma già il 12 agosto del 1943 fuoriuscì della lava da una bocca del vulcano. Il 6 gennaio 1944 poi, una frattura provocò un’altra fuoriuscita di lava, fino ad arrivare al 23 marzo, la cui eruzione coprì metà città, causando, purtroppo, la morte di parecchie persone.

Il Regio Osservatore Vesuviano controlla ogni movimento di questo vulcano che potrebbe svegliarsi da un momento all’altro e provocare ingenti danni. Si tratta dell’osservatorio vulcanologico più vecchio del mondo, fatto costruire da Ferdinando II di Borbone nel 1841, situato a 600 m di quota dal Vesuvio.

La conformazione del Vesuvio

Attualmente, la conformazione del Vesuvio è il risultato di tutte  le sue fasi eruttive ed è diviso in due monti principali: il Monte Somma e il Vesuvio.

Ma la montagna a due cime che vediamo oggi non è sempre stata così; infatti fu soltanto dopo la famosa eruzione del 79 d.C che il monte si scisse in due a causa della forza della lava.

Il nuovo monte fu dunque chiamato Vesuvio, mentre l’originario prese il nome di Monte Somma per il paese di Somma Vesuviana alle sue falde. I due sono separati dall’avvallamento di Valle del Gigante.

Il 5 giugno 1995 nasce il Parco Nazionale del Vesuvio, che delimita il territorio circostante, in cui si preservano specie animali e vegetali, formazioni paleontologiche, equilibri idrogeologici, ecologici, etc…  Addirittura vi sono state censite 230 specie di minerali. Vanta inoltre di una produzione agricola e vinicola unica.

Ma un conto è spiegarlo, un altro è viverlo. Tramite percorsi vari, è possibile camminare lungo i sentieri che conducono al cratere, godendo dell’incredibile panorama che dà la sensazione di “regnare” insieme al Vesuvio sull’intera città.

Vesuvio, panorama Vesuvio

La “Valle dell’inferno” e “Lungo i Cognoli” sono alcuni di questi sentieri: vi si può osservare la pietra lavica, che è dimora di rapaci come il corvo imperiale, il pellegrino, il codirossone.

Il primo è chiamato così per il fatto che in passato l’area era completamente deserta a causa delle eruzioni, mentre oggi vi brulicano ginestre, che donano un tocco di allegria e vivacità.

Ma l’escursione più richiesta resta quella che conduce al Gran cono.

Vesuvio- escursione al Gran conoIl cratere è di 600 metri di diametro ed è profondo 300.

Vesuvio, cratere Vesuvio

Pensate che fu solo dopo l’eruzione del 79 d.C che gli abitanti si accorsero che si trattasse di un vulcano, dal momento che per loro era una semplice montagna. L’eruzione fu ben descritta e raccontata da Plinio il Giovane, che narrò anche della morte dello zio Plinio il vecchio, il quale morì a causa delle esalazioni del vulcano.

Nel 472 d.C e nel 1631 d.C. ci furono le “sublpiniane”, tra le più catastrofiche.

L’eruzione effusiva del Vesuvio è quella più moderata ed è caratterizzata da colate di lava verso il mare.

Per la prima volta dal 1631 le lave scorrono al di sotto dell’orlo della caldera verso le falde del vulcano.

L’ origine del nome

Probabilmente, il suo nome deriva dall’indoeuropeo “aueus” illuminare” o “eus” bruciare.

A fine Seicento si credeva che derivasse dalla locuzione latina “Vae suis!”, ossia “Guai ai suoi”, poiché ogni qual volta che eruttava, succedeva qualcosa di brutto e le sue eruzioni erano appunto interpretate come un presagio di eventi negativi.

Giacomo Leopardi lo definì “Sterminator” nella sua raccolta “Ginestra”.

Le leggende

E svariate sono anche le leggende che vi aleggiano. Una di queste racconta di un monaco che chiese al Vesuvio di aiutarlo ad attuare un piano crudele, ma questa richiesta provocò le ire del vulcano che iniziò a sputare fuoco, nonché un cavallo magico che  fece sprofondare l’uomo in una voragine. Tale punto oggi ha proprio il nome di “Atrio del cavallo”, mentre il burrone ” Fossa del monaco”.

Ma non mancano le leggende d’amore, come quella tra la ninfa marina Leucopetra e Vesevo. Mentre le fanciulla stava raccogliendo conchiglie sulla spiaggia, due uomini tentarono di rapirla perché innamorati di lei. La donna lottò per preservare la sua virtù e preferì gettarsi a picco nel mare, trasformandosi in pietra. Vesevo, disperato, si trasformò a sua volta in pietra lavica, ma ancora fortemente adirato, si mutò in una montagna che cacciava fuoco.

Protagonista indiscusso della città di Napoli, simbolo partenopeo per eccellenza, primeggia nelle più belle immagini panoramiche della città ed è ormai diventato uno dei vulcani più famosi al mondo.

 

 

 

Fonti foto: Touring club italiano, pompeiitaly.org, informazioneambiente.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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