L’Abbazia di Montevergine tra storia e leggenda
L'Abbazia di Montevergine è un luogo tanto amato dai pellegrini di tutta Italia. Tuttavia, essa è avvolta da una splendida leggenda.
Mercogliano vanta una frazione situata in provincia di Avellino, molto amata dai fedeli di tutta Italia. Tant’è vero che sin dal periodo medioevale, Montevergine è meta di pellegrini devoti alla Madonna di Montevergine.
Il monastero, situato sul monte Paternio, appartiene all’ordine benedettino, e sono i suoi monaci ad accogliere i fedeli e a celebrare le funzioni liturgiche.
L’Abbazia risale al 1126, anno in cui fu consacrata. Tuttavia, la storia racconta che con ogni probabilità, l’ascesa del monaco fondatore della stessa, Guglielmo da Vercelli, avvenne qualche anno prima.
Egli sperava di arrivare a Gerusalemme. Tuttavia, a Taranto fu assalito dai banditi che lo lasciarono senza ricchezza alcuna. Fu per questo che, vedendo nell’accaduto un segno della Divina Provvidenza, decretò di muoversi verso il raggiungimento dell’Italia Meridionale per una nuova vita, alla ricerca di Dio. Fu grazie a questa sua scelta che potè scoprire la bellezza e la pace illustre di questi luoghi.
La devozione Mariana, propria del monaco già al tempo, dona al Santuatio un’atmosfera ancora più mistica.
La storia della Madonna
La storia dell’icona della Madonna che molti conoscono e che rapisce una volta entrati nella Chiesa, è strabiliante e troppo poco conosciuta.
Molti credono che sia stata dipinta direttamente da San Luca a Gerusalemme, per poi essere trasportata prima ad Antiochia e poi a Costantinopoli, raggiungendo Caterina II di Valois grazie ad un’eredità ottenuta. Si pensa inoltre, che la stessa regina, abbia commissionato a Montano d’Arezzo di terminare l’opera, con l’intento di donarla ai monaci di Montevergine.
Durante il Concilio Vaticano II quest’ipotesi venne smentita. Con la prima valutazione storica dell’opera, si scoprì, non solo che il quadro era presente già nel XIII secolo, ma anche che Caterina II al momento dell’eredità e poi della donazione avrebbe avuto solo dieci anni!
Fu verso la seconda metà del 1900, quando Giovanni Mongelli che era padre della congregazione di Montevergine, si rese conto che l’opera forse poteva esser stata composta da Pietro Cavallini, dati sia gli elementi in comune, come lo stile bizantino, che vi si possono constatare, sia gli avvenimenti della vita dell’artista. Fu lui, infatti, a dipingere molti quadri per la famiglia dei D’angiò, i quali sicuro ebbero tra le mani questo splendido dipinto (lo si comprende dai gigli angioini).
Ancora, si fa risalire l’opera alla mano di Montano d’Arezzo. Mano che poi a seguito dei rifacimenti sarà sicuramente sbiadita e poco visibile.
Le leggende
Vi sono (altre) due leggende, in realtà, per conto di questo dipinto.
La prima ammette che il dipinto arrivò a Montevergine mediante un mulo disobbediente che senza seguire gli ordini del padrone, si incamminò per questa terra.
Ma questa meraviglia è avvolta da un’altra misteriosa leggenda, dedicata alla Madonna icona dell’Abbazia (più recentemente restaurata nel 2012). Nel Santuario colpisce immediatamente il dipinto di Maria Vergine: essa siede su un trono, con il suo bambino Gesù seduto sulle sue gambe, con lo sguardo volto verso la madre.
Scendendo con lo sguardo, si può leggere la frase: “Nigra et formosa es, amica mea” parafrasi di un’espressione del Cantico dei Cantici.
La Madonna è nera, di stampo medievale, ed è la madonna che tutto può e che tutto perdona.
Ma perché?
Al 1256 si fa risalire una storia che vede protagonisti due giovani omosessuali, che nascondevano il loro amore perché non accettato dalla società.
Fu scandalo e il popolo chiese di cacciarli dal paese, quando i due furono scoperti intenti a scambiarsi tenerezze.
Si dice che la Vergine Maria, intenerita dai due, li svincolò dalle catene, garantendo alla coppia di poter vivere il loro amore apertamente, dinanzi all’intera società.
Da allora, la Madonna nera, viene lodata e amata per essere la Madre degli ultimi e dei denigrati.
Foto: Wikipedia
Fonte: https://eccellenzemeridionali.it/2019/12/19/le-origini-e-la-leggenda-sulla-madonna-di-montevergine/