Il Macellum di Pozzuoli: l’indice metrico del bradisismo

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Tra le innumerevoli rovine che popolano il comune di Pozzuoli, una delle più note, sia per la sua storia che per il fascino che è capace di esercitare su chi si ferma ad ammirarlo, è sicuramente il Tempio di Serapide, distante pochi metri dal porto.

Origini e struttura

Una delle caratteristiche principali che contraddistingue questi resti di epoca romana è, anzitutto, che in realtà non appartengono affatto a un tempio!

Difatti, quello che, ai più, è noto come Tempio di Serapide altro non era che un mercato pubblico, Macellum in lingua romana, il cui nome odierno è dovuto al fatto che, durante gli scavi effettuati tra il 1750 e il 1756 sotto Carlo III di Borbone, al suo interno fu ritrovata una statua raffigurante il dio egizio Serapide, da cui la denominazione di Serapeum.

La struttura è costituita da un’area di forma rettangolare con l’accesso posto dal lato dell’antica zona portuale; sul fronte opposto troviamo tre grandi colonne (in origine quattro) a testimonianza di quella che era un’esedra. Centralmente al tutto è presente un cortile incorniciato da un portico costituito da trentasei colonne di granito grigio con capitelli corinzi raffiguranti conchiglie dalle quali si affacciano dei delfini: da qui si accedeva, anticamente, alle botteghe del mercato.

Il Macellum e il bradisismo flegreo

Continuando, poi, l’elenco delle peculiarità che rendono questo luogo antico uno dei più famosi a livello mondiale, va detto che il Macellum è stato, per anni, il metodo più preciso per la misurazione del bradisismo flegreo, quel fenomeno, dovuto al vulcanismo secondario dell’area dei Campi Flegrei, che consiste in un lento abbassamento e sollevamento del suolo nel corso del tempo, con un andamento più o meno ciclico e secolare.

Poiché la base del tempio è collegata al mare attraverso una serie di cunicoli sotterranei, quando il bradisismo è in fase passiva l’acqua inonda la struttura e ricopre le colonne del mercato per diversi metri. C’è anche da sottolineare, però, che l’acqua attualmente visibile al suo interno è dovuta alle precipitazioni e ad una sorgente termale situata al di sotto della struttura; fino agli anni 80, invece, si poteva assistere ad una reale e parziale sommersione (erano, infatti, gli anni maggiormente interessati dal bradisismo) e, andando a ritroso, si è scoperto che il livello dell’acqua è arrivato fino a 6,30 metri dal pavimento dell’edificio: infatti, se si osservano con attenzione le tre colonne più grandi, è possibile individuare i fori lasciati dai litodomi, i datteri di mare che vi si ancoravano quando l’acqua raggiungeva la sua altezza massima.

Il Macellum di Pozzuoli, anche se simile ad altre strutture analoghe appartenenti alla stessa epoca e rinvenute in tutta l’area mediterranea, ha la peculiarità di essersi mantenuto quasi completamente integro; questa caratteristica, che lo rende unico nel suo genere, è da ascriversi proprio al fenomeno del bradisismo: sono stati, infatti, gli anni passati nascosto dall’acqua del mare di Pozzuoli a preservarlo, tanto da permettere, a chi lo osserva ancora oggi, di immaginare la tipica vita del mercato che una volta lo animava.

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