Sensazionale scoperta: per la prima volta sequenziato il DNA di un antico pompeiano.
Un team di ricercatori internazionali ha dato vita al progetto. Si avranno nuove conoscenze sulla città ai piedi del Vesuvio. Sequenziato l'intero genoma di un uomo.
Un team di ricercatori internazionali ha dato vita all’ambizioso progetto. Per la prima volta sequenziato interamente il DNA di un pompeiano morto durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse la città. Gli studi, condotti su un uomo di circa 40 anni che probabilmente era malato, spalancano inoltre le porte a nuove conoscenze sull’importante colonia della Roma imperiale.
La fine di Pompei
Nel pomeriggio del 24 agosto del 79 d.C. un pennacchio di fumo, lava e detriti si alzò dal Vesuvio, era distinguibile addirittura a 40 chilometri di distanza. Fu l’inizio della più grave eruzione della storia europea. L’eruzione, oltre a Pompei, distrusse anche Ercolano e Stabia. Oltre 2.000 persone morirono, principalmente a causa della nube di cenere incandescente che ricoprì questi luoghi in un breve lasso di tempo. Per la cittadina, meta di villeggiatura per ricchi romani e centro di scambi e commerci, fu l’epilogo. La stessa cenere distruttiva preservò quasi intatta Pompei. Oggi è tra i maggiori siti meglio conservati di sempre.

Un ambizioso progetto
Un team di ricercatori internazionali ha dato vita all’ambizioso progetto. Per la prima volta sequenziato interamente il DNA di un pompeiano morto durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse la città. Questa scoperta spalanca le porte a nuove conoscenze sull’importante colonia della Roma imperiale. Gli studi sono stati condotti su un uomo di circa 40 anni che probabilmente era malato, studi che hanno coinvolto ricercatori internazionali hanno visto la partecipazione dell’università italiane di Roma Tor Vergata e l’Università del Salento. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Reports. L’analisi del DNA ha rivelato l’origine, la vita e la morte dell’uomo, chiamato dalla rivista “individuo pompeiano A” . Questa scoperta spalanca inoltre le porte a nuove conoscenze sull’importante colonia della Roma imperiale.
Cosa ha rivelato lo studio sull’uomo
L’ “individuo pompeiano A” era un uomo di circa 35 anni e alto 1,64 metri. Lo studio del suo DNA ha rivelato una significativa varietà genetica che è simile alle popolazione dell’Italia centrale che c’erano durante l’Impero Romano. La ricerca inoltre lo “colloca” tra gli abitanti della Sardegna, che hanno un particolare cromosoma. Le scoperte non si fermano qui, l’analisi ha rivelato inoltre che il pompeiano era affetto da tubercolosi. Analizzando le sue vertebre, gli studiosi ipotizzano una forma particolare della malattia che causa dolore, rigidità muscolare e gravi difficoltà nei movimenti.
Importanza della ricerca
Il team di ricercatori internazionali che ha dato vita all’ambizioso progetto ha compiuto un lavoro straordinario. Per la prima volta infatti, si è sequenziato interamente il DNA di un pompeiano morto durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse la città. Questa scoperta spalanca le porte a nuove conoscenze sull’importante colonia della Roma imperiale. Lo studio, oltre a svelare la storia e le origini degli abitanti di Pompei, dimostra che c’è la possibilità di estrarre e studiare materiale genetico da un sito archeologico unico, che ha ancora tanto da “dire” agli studiosi.
DNA degradato
“Il dna era molto degradato, ma siamo riusciti comunque a estrarlo“, ha detto all’Ansa Gabriele Scorrano, coordinatore della ricerca. “Spero che questo sia il punto di partenza per analisi più dettagliate sui campioni di Pompei“. Si può concludere dicendo che quello che gli autori dello studio si augurano, è che le loro analisi genetiche, supportate dall’enorme mole di informazioni archeologiche raccolte nel secolo scorso, possano dare un contributo fondamentale a ricostruire lo stile di vita di questo affascinante (quanto sfortunato) popolo del periodo romano imperiale.