Sant’Angelo a Fasanella nel Cilento e i suoi due gioielli riconosciuti dall’ UNESCO
Un piccolo borgo cilentano con due tesori unici, riconosciuti dall'UNESCO e sconosciuti al grande pubblico.
In tal senso, sono senza dubbio da segnalare le sorgenti dell’Auso, raggiungibili attraverso dei sentieri nei boschi.
Si tratta di acque provenienti da una grotta carsica, la Grotta dell’Auso, che confluiscono in un un laghetto artificiale, un tempo usato per una centrale idroelettrica, e dopo un salto di circa 8 metri, proseguono in un suggestivo percorso incontrando un ponte in pietra d’epoca romana e un vecchio mulino ad acqua.
Da visitare anche il centro storico di Sant’Angelo a Fasanella che ruota attorno al Castello Baronale ed alla Chiesa di Santa Maria Maggiore. Quest’ultima rappresenta un’importate testimonianza dei capolavori d’arte tardo barocca, attraverso lo splendente soffitto cassettonato, l’organo, l’altare maggiore e il secondo altare nella navata destra.
Come anticipato, però, il grande vanto di Sant’Angelo a Fasanella sono i due patrimoni UNESCO: l’Antece e la Grotta di San Michele Arcangelo.
L’Antece, una scultura rupestre
Tra i reperti archeologici rinvenuti sul territorio di questo comune, a circa 4 km dal centro abitato si trova una figura intagliata nella roccia e attribuita al V-IV secolo a.C.
Parliamo di un guerriero, a grandezza naturale (alto 1,60 m), vestito con un chitone e armato di clava e di uno scudo. Orientata verso ponente, potrebbe essere la rappresentazione di un dio o di un eroe.
Localmente è conosciuto con il nome di “Antece” (“antico” in dialetto cilentano).
Questa scultura rupestre la si può raggiungere in auto, arrivando a quota 1099 mt. dove è possibile parcheggiare e continuare a piedi imboccando un sentiero.
Una volta sul sentiero sarà possibile incontrare boschi di maestosi faggi, fiori ed un fitto sottobosco di felci. In cima, invece, ci si affaccia su uno straordinario panorama che abbraccia monti, valli e fiumi, arrivando fino al mare
Proprio sulla vetta, a 1125 mt. di altezza, troveremo l’antico guerriero, oggi patrimonio UNESCO.
Stando a quanto viene raccontato, si pensa che l’antico popolo dei Lucani avesse edificato in quest’area una fortificazione militare e che la scultura scolpita nella roccia rappresentasse una sorta di nume tutelare.
Il suo richiamo resta ancora intatto, tanto che ancora oggi qualcuno porta piccole offerte sulla roccia, invocando la sua protezione.
Su questa vetta però i Lucani non furono i primi ad accedervi. Sono state ritrovate, infatti, tracce risalenti addirittura a 40.000 fa, ovvero oggetti attribuibili agli uomini di Neanderthal.
Il Monte Costa Palomba, l’Antece e la sua storia misteriosa suggeriscono alla mente immagini mitiche di rifugi preistorici, sacrifici, pellegrinaggi e furiose battaglie.
Una visita in quest’area, quindi, potrebbe rivelarsi davvero un’esperienza particolarmente suggestiva!
Il santuario nella Grotta di San Michele Arcangelo
Il secondo bene riconosciuto dall’UNESCO è il santuario nella Grotta di San Michele Arcangelo.
Quest’ultima, come la vetta del Monte Costa Palomba, ha una storia davvero molto antica. Da indagini storico-archeologiche, infatti, si evince che la grotta venisse utilizzata già in età preistorica come rifugio.
Successivamente, poi, si è trasformata in un sito religioso dedicato, prima al culto delle acque e poi al culto cristiano.
Le funzioni religiose venivano generalmente dedicate al culto di San Michele. Il culto micaelico era molto diffuso in Campania e in generale nel meridione d’Italia, per la presenza sul territorio del popolo dei Longobardi il cui protettore è proprio San Michele.
Tuttavia, nel caso della grotta di Sant’Angelo a Fasanella, esiste una leggenda che fa risalire la sua scoperta a Manfredo principe di Fasanella.
Stando a quanto narrato, il falco del principe entrò in una fenditura della roccia, richiamato da un’incantevole melodia. Il principe, nel ritrovare il suo animale, scoprì la grotta, al cui interno trovò un altare ed una parete sulla quale egli riconobbe l’impronta delle ali dell’Arcangelo Michele.
Le sagome delle ali dipinte sulla roccia sono effettivamente ancora visibili nel santuario, ma non rappresentano l’unico tesoro presente nel Santuario.
Qui, infatti, troviamo anche un pregevole portale del quattrocento, quasi sicuramente realizzato da Francesco Sicignano, noto scultore cilentano dell’epoca.
Una volta all’interno, è visibile un pozzo rivestito da ceramiche napoletane del XVII secolo e lo stemma dei Caracciolo scolpito su pietra.
Il colpo d’occhio all’interno è molto suggestivo. Il Santuario si presenta come un’opera d’arte creata congiuntamente dalla natura e dall’estro umano.
Sono visibili stalagmiti sparse sul pavimento, cumuli di antiche tombe e, a circa cinque metri d’altezza, un’edicola a tettuccio accostata alla roccia.
Ad impreziosire il sito sono un organo, un pregevole altare seicentesco dedicato all’Immacolata e una statua della Vergine con Bambino attribuita alla scuola napoletana del trecento.
Sant’Angelo a Fasanella è dunque un piccolo borgo, ricco di storia e natura, ma con due enormi tesori tuttavia poco conosciuti.
Per chi volesse girare il Cilento, Sant’Angelo può essere anche un ottimo punto di partenza per scoprire le altre bellezze ed attrazioni presenti sul territorio, come la costa cilentana o altri borghi come Caselle in Pittari.