Pompei: “La più viva delle città morte”

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Stanotte a Pompei” è il viaggio nel quale Alberto Angela ha coinvolto milioni di italiani in un sabato sera di settembre.

La sua trasmissione ha suscitato interesse, curiosità, voglia di conoscenza, di storia; “Pompei, la più viva fra le città morte” ha assicurato: un appello, quasi una dichiarazione d’amore, la sua.

Ma cos’ha di così speciale Pompei, da attirare così tanti turisti, la curiosità dei media e delle Tv?

È la vera città sepolta, quella che sta risorgendo pian piano da oltre tre secoli, quella che ancora oggi non smette di stupirci. Ma andiamo con ordine.

Il Parco Archeologico di Pompei

Oggi Pompei è un vero e proprio Parco Archeologico, istituito dal Mibact e dotato di una propria autonomia di competenze nell’ambito di tutela, conservazione e fruizione dei beni qui conservati. Ma il sito non si ferma solo alla sua città: ha competenza, infatti, anche su altri poli culturali come, ad esempio, gli scavi archeologici di Oplontis a Torre Annunziata, quelli di Stabiae a Castellamare di Stabia e il sito di Villa Regina a Boscoreale.

Ma quando è iniziata a risorgere Pompei?

Il tutto è partito per volere di re Carlo di Borbone che, nel 1748, per dare lustro culturale alla casa reale, diede inizio agli scavi. Dopo qualche anno furono portate alla luce anche le porte della città, come “porta Ercolano”; con l’intensificarsi degli scavi archeologici durante tutto il 1800, oltre all’ingresso della città, vennero alla luce anche l’anfiteatro, il Foro e la casa del Fauno.

Insieme alle strutture, iniziarono anche a risorgere i calchi delle vittime dell’eruzione del 79 d.C.: questo ha permesso di dare inizio agli studi sulla vita quotidiana di Pompei. Lo scavo, spostato anche nelle zone sottostanti, ha portato alla luce le necropoli, ma anche le zone più periferiche della città stessa, arrivando così, nella prima metà del 1900, a comprendere che Pompei non era solo “un piccolo frammento ritrovato” ma un’intera città.

Il 1900 è l’anno in cui le scoperte sono diventate più intense e minuziose: videro la luce la casa di C. Giulio Polibio, la villa urbana di M. Fabio Rufo, la villa di Poppea ad Oplontis ed edifici di più grande prestigio come la Villa dei Misteri.

“Stanotte a Pompei”

Questi e molti altri ancora sono i ritrovamenti che Pompei riserva: anche per questo motivo, Alberto Angela si è dedicato anima e corpo alla ricerca e al “servire” una storia, a milioni di italiani, in maniera completamente inedita. Accompagnato da Giancarlo Giannini (in versione Plinio il Giovane), quasi come una voce di testimone, e da Marco D’Amore (in versione di una sorta di turista fra le vie e i vicoli dell’antica città), ha raccontato gli accadimenti del prima e dopo eruzione, quando “la grande montagna” (così come i pompeiani chiamavano – e vedevano – il Vesuvio) si rivelò per quello che realmente era.

In effetti, del vulcano poco o niente si sapeva: all’epoca, se ne aveva solo un’ipotetica idea attraverso l’acqua che, improvvisamente, si riscaldava o mancava, o attraverso gli animali che, stranamente, si allontanavano da quel monte intorno al quale, nei giorni precedenti il disastro, erano avvenuti anche diversi terremoti.

Il Cicerone – Angela ci ha accompagnato alla scoperta di luoghi comuni quanto affascinanti: dal lupanare (oggi uno dei luoghi più visitati degli scavi dai turisti) fino all’anfiteatro dove, accompagnato dal violino e dalla musica del maestro Uto Ughi, ha quasi annunciato che quel silenzio notturno sarebbe stato, di lì a poco, distrutto dal tremendo fragore di un’eruzione… sonora.

Sono stati in molti a datare il tragico evento nel mese di agosto del 79 d.C. ma, secondo un recente ritrovamento (nonché le stesse teorie di Angela, basate sui reperti in loco), sarebbe avvenuto nel mese di ottobre.

Ad ogni modo, una cosa è certa: Pompei stupisce da sempre, ogni giorno di più, come, nel 1816, affermò Goethe: “Domenica andammo a Pompei. Molte sciagure sono accadute nel mondo, ma poche hanno procurato altrettanta gioia alla posterità. Credo sia difficile vedere qualcosa di più interessante. Le case sono piccole e anguste, ma tutte contengono all’interno elegantissime pitture. Notevole la porta cittadina, con l’attiguo sepolcreto; la tomba di una sacerdotessa è a forma di panca circolare, con una spallera di pietra dov’è incisa un’iscrizione in lettere capitali. Guardando oltre la spalliera si vede il mare e il sole al tramonto. Un posto mirabile, degno di sereni pensieri”.

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