Pomodoro Cannellino Flegreo, il ritorno di un antico sapore

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Chi vive nei Campi Flegrei non può non conoscere il Pomodoro Cannellino Flegreo, un prodotto molto particolare e dal sapore dolce.

Questa varietà si distingue dalle altre per la produzione, rimasta invariata nel tempo, in quanto tuttora viene eseguita in maniera tradizionale. Il pomodoro stesso è annoverato dalla Regione Campania tra i prodotti tradizionali. È coltivato solo ed unicamente nella zona flegrea e, secondo alcune testimonianze, risale alla fine dell’Ottocento, quando veniva utilizzato soprattutto per farne delle conserve.

Le caratteristiche

Il pomodoro cannellino pesa tra i 15 e i 20 grammi, ha una forma oblunga e una buccia sottile. Il seme viene tramandato di generazione in generazione, con una semina che inizia a febbraio e si conclude ad agosto con la raccolta. Il suo nome deriva dal metodo di coltivazione: infatti, la peculiarità è che viene supportato da canne e spago di juta o canapa, organizzati in modo manuale, ed anche il raccolto si porta avanti ancora a mano.

L’Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo

Nel gennaio del 2018 è nata l’Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo, con l’obiettivo di recuperare e promuovere la coltivazione del prodotto locale. L’Associazione è composta da nove soci rappresentanti di altrettante aziende agricole del territorio flegreo.

“Noi produttori, per storia e tradizione, siamo legati al pomodoro cannellino – spiega Giovanni Tammaro, presidente dell’Associazione – e ci siamo dati un codice di autoregolamentazione severo, perché il nostro desiderio è offrire un prodotto dal sapore caratterizzante e con uno standard qualitativo alto, valorizzando il territorio sia dal punto di vista paesaggistico che economico con l’ampliamento dei terreni coltivabili che oggi risultano abbandonati e quindi impegnando anche nuove risorse umane. L’obiettivo, già per il prossimo anno, è quello di creare laboratori per la trasformazione nella stessa area di produzione, dunque ci vogliamo muovere verso una agricoltura multifunzionale per far ripartire il comparto e dare una spinta all’economia flegrea.

Le nove aziende agricole, quest’anno, hanno destinato parte del ricavato alla trasformazione e all’etichettatura per conto terzi. Il raccolto, pari a 120 tonnellate, è stato commercializzato per metà fresco e per metà in conserve e messo in vendita al pubblico presso le aziende e solo in alcune botteghe di Napoli e provincia.

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