Le aree marine protette della Campania

Tra acque cristalline, leggende e paesaggi naturali di rara bellezza

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L’aria marina è da sempre uno dei migliori benefici per la mente e il corpo: un rifugio lontano dallo smog e dalle polveri sottili che popolano la città.

I benefici “dell’aerosol marino” rappresentano soprattutto una cura efficace per le malattie dell’apparato respiratorio, che siano esse croniche o allergiche. Anche i soggetti più sensibili agli sbalzi termici, grazie al clima temperato di tipo mediterraneo, possono trarre numerosi giovamenti.

L’ esposizione al clima marino funge inoltre da terapia preventiva migliorando la respirazione del soggetto e saturando il corpo di tutto ciò di cui è ricca per l’ elevata quantità di sali minerali: cloruro di sodio e di magnesio, iodio, calcio, potassio bromo e silicio che agiscono come mucolitici, mucoregolatori e antinfiammatori.

Questo è il periodo ideale per trascorrere una vacanza o qualche giorno rilassante in un’ area marina protetta. Di seguito delle proposte.

Area naturale Baia di Ieranto

La baia di Ieranto
La baia di Ieranto, www.trekkingitalia.it

Una splendida insenatura di Massa Lubrense del Golfo di Salerno. La Baia è inserita nell’ Area Marina Protetta di Punta Campanella.

La sua bellezza è avvolta dai riferimenti preistorici sino alla tradizione omerica che vuole l’avventura di Ulisse e il richiamo delle Sirene. Il fascino di questa peripezia si diffonde su Punta Campanella dove, come riportano gli scrittori dell’antichità, i greci innalzarono il tempio di Atena, a cui in seguito i romani sovrapposero quello dedicato a Minerva.

La presenza di torri è legata al fenomeno della pirateria la cui edificazione fu avviata durante l’epoca vicereale (1516-1707). Infatti la Baia di Ieranto è compresa tra: la Torre di Montalto a levante e quella della Campanella sul lato opposto.

La morfologia della Baia di Ieranto

La Baia di Ieranto si apre sulla costa meridionale della penisola sorrentina.

Punta Capitello separa le due zone che vanno a comporre l’insenatura: la Baia Grande e la Baia Piccola. L’area di proprietà del FAI è, a sua volta, suddivisa in due parti distinte: quella rocciosa e ripida che si chiude con Punta Campanella, e quella del promontorio dai pendii più digradanti, che si estende dalla sommità di Montalto, per concludersi verso il mare aperto a sud ovest con Punta Penna.

Il paesaggio agrario è caratterizzato dall’antica coltura dell’ulivo: sui terrazzamenti sostenuti dai muri di pietre calcaree a secco è posto l’alberato.

La flora e la fauna della Baia di Ieranto

Il territorio è prodigo di una una varietà faunistica, terrestre e marina: la presenza sulla Baia di rotte migratorie di molti uccelli vede oltre 100 le specie ornitologiche censite.

La flora spontanea della Baia di Ieranto appartiene alla macchia mediterranea.

Questo tipo di vegetazione, costituita in prevalenza da arbusti sempreverdi, caratterizza tutta la costiera. Lungo il sentiero della Baia s’incontrano le specie tipiche della macchia: il mirto , il lentisco in grandi cespugli, la ginestra comune e la coronilla dai fiori gialli, la valeriana rossa e l’euforbia.

Tra i rapaci sono presenti il  lodolaio e il falco pecchiaiolo. I mammiferi invece, sono più difficili da osservare. Una decina di specie fra cui la volpe, la lepre, la donnola l’arvicola, il riccio. Infine tra i rettili, comuni ci sono: la lucertola campestre, la lucertola muraiola e il biacco. Un serpente ingiustamente temuto.

La particolare conformazione topografica della Baia di Ieranto, zona di confluenza tra la circolazione del Golfo di Napoli e del Golfo di Salerno, è oggetto di interesse e studio dal punto di vista oceanografico. Infatti la circolazione delle acque del Golfo di Napoli e la circolazione tirrenica esterna interagiscono costituendo un fattore fondamentale per i ricambi d’acqua costieri.

Come raggiungere la Baia di Ieranto

Insomma un mondo ricco di creature tra mare e terra che merita di essere visitato: si può accedere alla Baia sia via terra che via mare. Per il primo, è presente un percorso di 3,5 km che collega la frazione di Nerano (alta) all’area. Per il secondo, è possibile sulla spiaggia di Recommone noleggiare un kayak, che permetterà anche di esplorare, via mare, alcune grotte molto suggestive, non raggiungibili in altro modo.

La costa degli Infreschi e della Masseta

Baia degli Infreschi
Baia degli Infreschi, www.mediterraneawlcome.it

Un’ area protetta, una piccola punta di diamante posta tra Camerota e San Giovanni a Piro, all’ interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Tra le sue peculiarità primeggia una specie floristica di pregio: un raro endemismo, Primula palinuri.

Il territorio è noto per le numerose grotte sommerse tra cui la Grotta dell’Alabastro e alcuni ritrovamenti dell’Uomo di Neanderthal presso la Grotta del Molare che sono custoditi nel Museo di Scario (SA).

Le spiagge sono tutte raggiungibili da Scario mediante con un servizio di barche: Sciabica, Spiaggia dei Gabbiani, Spiagge gemelle, Spiaggia dei francesi.

Ma il punto di maggiore attrazione è Porto Infreschi con la sua spettacolare spiaggetta.

Santa Maria di Castellabate

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Santa Maria di Castellabate, siviaggia.it

Santa Maria di Castellabate è una riserva marina della Campania istituita nel 2009.

L’area marina protetta è suddivisa in 3 zone:

  • Zona A: è quella con maggiore tutela e limitazioni ( vieta anche la balneazione), riguarda la costa compresa tra punta Tresino e punta Pagliarola.
  • Zona B: che consente anche la balneazione e la navigazione ( a velocità non superiore a 5 nodi) entro la distanza di 300 metri dalla costa, comprende il tratto di mare circostante la zona A di Punta Tresino e il tratto di mare prospiciente la costa tra punta Torricella e punta dell’Ogliastro.
  • Sottozona B1: è una zona di 134 situata nei pressi della pineta di Licosa.
  • Zona C: è la zona con limitazioni molto circoscritte che comprende il residuo tratto di mare all’ interno del perimetro dell’area marina protetta.

L’area protetta comprende le frazioni marine di:

  • Tresino
  • Lago
  • Santa Maria
  • San Marco
  • Licosa
  • Ogliastro Marina

Anche qui, l’ area marina protetta gode di numerose specie vegetali:  il coralligeno e praterie estese di Posidonia oceanica, nel cui interno si proteggono e si cibano numerose specie di pesci e crostacei. Mentre tra gli animali di specie marina ce ne sono alcuni rari come pesce pappagallo mediterraneo e la Syriella castellabatensis.

Nella zona di Licosa inoltre, è presente una bioconcrezione formata da vermetidi simile alle barriere coralline tropicali, una delle poche specie del Mediterraneo che formano biocostruzioni superficiali. Vi è anche la particolare presenza di colonie di nacchere, un mollusco bivalve protetto, inserito nella lista rossa della direttiva europea Habitat.

L’ area marina protetta Nettuno

Nettuno
Nettuno, www.fondoambiente.it

Nettuno è situata nella città di Napoli attorno alle isole del golfo, Ischia, Procida e Vivara. Il 27 dicembre 2007 è stata istituita con decreto del Ministero dell’Ambiente.

In queste zone è vietata qualunque attività di cattura, raccolta e danneggiamento di esemplari delle specie animali e vegetali. Oltre che l’immissione di qualsiasi sostanza tossica o inquinante.

L’area è stata divisa in cinque zone di salvaguardia, dette ABB.N.TC e D:

Zona A

La zona A (Riserva Integrale) comprende il tratto di mare che bagna la costa occidentale dell’ Isola di Vivara e quello nei pressi della Secca della Catena, all’ estremità meridionale del canale d’ Ischia.

In questa zona sono possibili solamente le attività di soccorso, di sorveglianza e di servizio.

Zona B

La zona B n.t.Riserva Generale Speciale – “ no take”) comprende il tratto di mare circostante la Secca delle Formiche di Vivara, in prossimità dell’isolotto, e il tratto di mare circostante il promontorio di Punta Sant’Angelo, nell’isola d’Ischia.

Vi è inoltre la zona BRiserva Generale) comprendente il tratto di mare antistante la costa orientale dell’ isola di Procida ( dalla Punta della Lingua fino a Punta Solchiaro), tutto il tratto di mare circostante l’isola di Vivara ( comprese le vicine zone “A” e “B n.t.”), il Banco d’I schia ( al largo della costa sud- orientale di Ischia), il tratto di mare antistante Punta San Pancrazio e la Scarrupata di Barano d’Ischia, il tratto di mare da Punta Imperatore a Punta Sant’ Angelo ( nella zona sud-occidentale dell’ isola d’ Ischia), e infine la Secca di Forio.

In queste zone i vincoli sono più flessibili: oltre a quanto consentito in zona A è concessa la balneazione, le immersioni e le visite guidate subacquee, la navigazione a vela, a remi o entro alcuni limiti definiti dal Regolamento, la pesca artigianale, la pescaturismo, l’acquacoltura e la pesca sportiva.

Esclusivamente nelle zone “ B n.t.” sono vietate tuttavia la pesca professionale e sportiva, l’ acquacoltura e la mitilicoltura, le immersioni subacquee non autorizzate dal gestore.

Zona C

La zona CRiserva Parziale) comprende il residuo tratto di mare attorno alle isole, ad eccezione del canale di Procida e di una zona a nord di Punta Imperatore, nell’ isola d’ Ischia.

Ulteriori attività consentite: l’ accesso alle navi da diporto, l’ ormeggio in zone autorizzate e la pesca sportiva.

Zona D

La zona DZona di salvaguardia dei mammiferi marini) comprende gran parte del Canyon di Cuma, al largo della costa nord-occidentale dell’isola d’Ischia.

Sono qui consentite la gran parte delle attività di cui ai punti precedenti e inoltre la pesca a circuizione e a strascico ( previa autorizzazione), la pesca sportiva con lenza e canna, nonché l’ osservazione dei cetacei.

Punta Campanella

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Punta Campanella, www.puntacampanella.org

Una riserva marina istituita nel 1997 tra il comune di Massa Lubrense e il Comune di Positano ed è classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo. Su di essa si erge il Monte San Costanzo dove sorge la Torre di Minerva, fatta costruire da Roberto d’ Angiò nel 1335.

La torre aveva una funzione di allarme in caso di attacchi di pirati e faceva parte di una serie di torri di avvistamento costruite lungo tutta la penisola sorrentina. Sulla torre veniva fatta suonare una campana in caso di allarme e questo, molto probabilmente, è l’ origine del nome di Punta Campanella.

Una leggenda racconta che nel giorno di San Valentino, dei pirati sbarcati, trafugando la chiesa di Sant’ Antonino abate, naufragarono a Punta Campanella. Si dice che, ogni anno in quella data la campana rubata, che diede il nome alla punta, rintocchi dal fondo del mare.

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