L’acquedotto Carolino e la sfida del Vanvitelli

Quando la matematica si mette al servizio della bellezza

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Il ponte dell’acquedotto Carolino è una delle tante cose che ci rende orgogliosi della nostra regione. Siamo infatti dinanzi ad una delle maggiori opere d’ingegneria idraulica mai costruite al mondo. Autore di cotanto “azzardo” ingegneristico fu Luigi Vanvitelli, il famosissimo architetto napoletano di origine olandese, autore di tantissime opere disseminate un po’ in tutta Italia. Fu commissionato da Carlo di Borbone, infatti  da lui deriva il nome. L’opera fu tanto imponente che già all’epoca attirò l’attenzione dell’Europa intera.

La sfida del Vanvitelli

La competizione lanciata dall’architetto napoletano non fu solo di carattere idraulico. Fu anche una sfida matematica e meccanica. L’acquedotto infatti doveva servire per condurre l’acqua dalle sorgenti situate nei pressi di Airola (in provincia di Benevento),  fino alla reggia di Caserta, per una lunghezza di circa 38 km. Oltre a portare acqua alla reggia, serviva anche per soddisfare le esigenze della città. La struttura presenta anche alcuni ponti-canale, tra i quali ovviamente l’acquedotto Carolino che passa attraverso la valle di Maddaloni (CE). Gli altri importanti sono il ponte Carlo III di Moiano (BN) che guada il fiume Isclero e il ponte della valle di Durazzano (BN).

Come lo concepì

Vanvitelli volle omaggiare i maestri dell’architettura idrica, ovvero gli antichi romani. La sua costruzione  ha dovuto superare non poche difficoltà. Innanzitutto il dislivello tra le sorgenti dove prelevare l’acqua e i punti dove l’acqua doveva poi essere utilizzata. Fu realizzato con criteri ingegneristici all’avanguardia, anche per la presenza di tunnel di manutenzione e di ben tre ponti. Il costo per la sua realizzazione fu di 705.000 ducati, l’equivalente di circa 10.000.000 di euro attuali. La parte più affascinante della costruzione è il ponte della valle di Maddaloni, lungo 529 metri e alto 55 poggia su ben 44 piloni. Per realizzarlo fu necessario chiedere l’aiuto ad un pool di matematici, in quanto il margine d’errore era ridottissimo.

Carlo di Borbone

Costruito come abbiamo visto dall’architetto Vanvitelli, la struttura deve il suo nome a colui che la commissionò, ovvero Carlo di Borbone, il re che pensava in grande e che rese il Regno delle Due Sicilie una potenza mondiale. Il monarca voleva che si costruisse un acquedotto che riproducesse gli antichi acquedotti di epoca romana. Ci voleva proprio una grande opera per realizzare ciò di cui aveva bisogno. L’acquedotto fu sia il simbolo della rinascita del Regno di Napoli che quello della sua caduta. Fu proprio nei pressi del ponte che fu combattuta una sanguinosa battaglia contro gli invasori piemontesi.

I motivi della sua realizzazione

Quando il re giunse a Napoli, volle da subito ricostruire la corte napoletana dopo secoli di malgoverno. Per riuscire nel suo intento portò al suo seguito i migliori intellettuali d’Italia. Tra questi c’era anche Vanvitelli, al quale fu commissionata la costruzione di edifici funzionali ma che potessero anche fungere da propaganda per il regno. L’intenzione del re era quella di riportare Napoli tra le grandi capitale d’Europa. A tal proposito fece costruire la reggia di Caserta e appunto l’acquedotto in questione.

Le sue dimensioni

L’Acquedotto Carolina è una maestosa struttura in tufo. Alto 60 metri e lungo circa 38 km. L’intero percorso dell’acquedotto è prevalentemente sotterraneo, con alcuni ponti canale. Tra questi vi è ovviamente l’acquedotto Carolino che passa attraverso la valle di Maddaloni (CE). Gli altri importanti sono il ponte Carlo III di Moiano (BN) che guada il fiume Isclero e il ponte della valle di Durazzano (BN). È senza dubbio una delle più importanti opere pubbliche realizzate dalla famiglia dei Borbone. Nel 1752 si scoprirono numerose sorgenti ai piedi del monte Taburno, di proprietà del principe della Riccia e poi donate al re per la costruzione dell’acquedotto che avrebbe rifornito la nuova città di Caserta e potenziare l’approvvigionamento idrico a Napoli. Dal 1997 l’Acquedotto Carolino è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, insieme alla Reggia di Caserta e al Real Sito di San Leucio.

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