La meravigliosa Villa di Poppea
Villa Poppea è una villa situata a Torre Annunziata riconosciuta nella lista dei patrimoni dell'umanità UNESCO, distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Vediamo ciò che vi rimane.
La famosissima eruzione del Vesuvio del 79 d.C. distrusse intere città e con essa, tesori inestimabili. Una di queste è Villa Poppea, a torre Annunziata, villa della seconda moglie di Nerone, Poppea Sabina.
Erano molti infatti i nobili che decidevano di acquistare ville per trascorrere la vacanza proprio lungo la costa della Campania. Si tratta delle cosiddette “ville di otium“. In Campania infatti, si poteva godere della vista di panorami unici e meravigliosi e di un clima mediterranea alquanto piacevole.
La villa di Poppea è quindi una di queste ed è riconosciuta nella lista dei patrimoni dell’umantà UNESCO.
Di dimensioni notevoli, l’edificio è stato costruito verso la metà del I secolo a.C e successivamente modificato in età claudia.
Un’iscrizione presente su di un’anfora ha consentito di attribuire la villa a Poppea in quanto era indirizzata a Secundus, il liberto della donna. Comunque sia, rientrava tra i beni patrimoniali di Nerone.
Il giorno dell’eruzione la casa era disabitata per dei lavori che vi si stavano effettuando al suo interno, lavoro iniziati a causa di danni provocati dai terremoti dei giorni precedenti all’esplosione e che tuttavia non erano insoliti in quel territorio. Non vi erano dunque oggetti, se non colonne, lucerne e materiali edili.
Bellissimi sono i giardini dell’abitazione e le acque termali. In tutto la villa si estende per 3650 mq.
Furono gli scavi effettuati nel 1964 a portare alla luce questo capolavoro, anche se attualmente, è possibile visitarne soltanto una parte.
L’interno della villa
L’abitazione si divide in due parti: una risalente al I secolo a.C che si ricollega alle case ad atrio di quel tempo, arricchite da pitture architettoniche, e l’altra di età neroniana basata principalmente sulla piscina o “natatio”.
L’Atrio costituiva il centro della casa oltre alla sua parte più antica. Il soffitto era di legno con un’apertura centrale, il “compluvium” che serviva a raccogliere l’acqua piovana con l'”impluvium”, vasca sottostante per usi domestici.
Le pareti erano tipicamente pompeiane e pertanto estremamente pregiate, con colonnati, soffitti e aperture verso il cielo, la città e diversi paesaggi in modo da creare un gioco prospettico davvero sensazionale.
La sala per banchetti, l”Oecus” invece, rappresentava uno dei luoghi più raffinati ed eleganti grazie ai numerosi affreschi che la decoravano, i quali contribuivano a rendere ancora meglio l’aspetto tridimensionale. Spettacolare è la vista sul mare. Anche il pavimento era riccamente impreziosito da tasselli in marmo policromo.
C’è poi il “Triclinuim“, ovvero la sala da pranzo, la cui caratteristica è la presenza di letti su cui mangiare sdraiati, disposti lungo le pareti.
Il centro della stanza era occupata dalla mensa: un tavolino su cui gli ospiti provvedono a prendere il cibo.
La cucina era la zona meno illuminata anche se abbastanza grande e racchiudeva i cibi cotti su di un bancone d’appoggio e tre vani più piccoli per conservare la legna tagliata, aperta a semicerchio. Nel versante est, una vasca di forma circolare utilizzata probabilmente per lo scarico dei liquidi e due muretti su cui venivano posti i tavoli con le pietanze.
La terme, o “calidarium”, erano riscaldate grazie all’aria calda che proveniva dal pavimento e dalle pareti. Un affresco di Ercole nel giardino delle Esperidi erge maestoso accanto ad altri affreschi. Il “tepidarium” era la moderna “sauna”.
Il salone presenta un aspetto monumentale grazie soprattutto alle due colonne portanti che davano sulla piscina.
E ovviamente il bagno o “Latrina” che era in comune ma solo i ricchi potevano avere il privilegio di uno scolo per scaricare i rifiuti. Completa la stanza una vasca usata per il lavaggio dei panni, in quanto per il corpo, si sceglievano le terme.
Le stanze da letto, i “cubicula“, avevano delle nicchie con volte a botte.
Il “peristilio” è un enorme portico a tre bracci che si apre sul “viridarium” e raccoglieva aiuole di erbe odorose, diverse fontane e fiori con tanto di sedie e tavoli per l'”otium”. Ancora oggi, si coltivano gli stessi fiori e alberi di allora.
Il “Viridarium” è la stanza con maggiori affreschi raffiguranti vasche e vegetali ed è la zona interna del giardino. Vi si coltivavano alberi da frutto.
La piscina è di 61 per 17 metri, con pavimento in cocciopesto a cui vi si accedeva tramite scale. L’obiettivo era quello di restituire un ambiento quanto più simile alla realtà ed infatti c’erano il prato, oleandri, platani, limoni e pilastrini con sculture in marmo.
Parallelamente alla vasca vi era un porticato usato per passeggiare e come elemento di raccordo tra la piscina appunto e le altre stanze. Il pavimento è costellato di mosaici a tessere bianche con file nere e tasselli di altri colori. Le pareti erano chiare e riflettevano i raggi del sole che rendevano l’ambiente ancora più arioso e luminoso. Sontuosi sono le colonne di capitelli in marmo.
La villa è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 18:00 con un costo di 5,50. Il biglietto vale anche per il sito di Stabia a Boscoreale.
Fonti foto: onceuponatimepompeii.com