La devozione della Madonna nell’abbazia di Montevergine
L'abbazia di Montevergine nasce sul monte Partenio in provincia di Avellino ed è un importantissimo santuario dedicato alla Madonna.
Sulla sommità del monte Partenio si erge questa stupenda struttura arroccata sulle rocce e circondata da boschi di faggi e castani. L’esterno è rivestito di pietra bianca e questo colore le permette di essere facilmente riconosciuta.
Dichiarata monumento nazionale, è una sede della Chiesa Cattolica legata all’arcidiocesi di Benevento.
I devoti della vergine Maria sono profondamente legati a questo luogo, che è meta di frequenti pellegrinaggi.
Scopriamone la storia!
Storia dell’abbazia di Montevergine
Si dice che l‘eremita Guglielmo da Vercelli, nel primo quarto del XII secolo, abbia avuto una visione in cui Dio gli indicava il monte Partenio come luogo su cui far costruire un santuario per la Madonna. Fu così che sostenne la costruzione di un monastero che aderisse alle regole benedettine.
La vicenda di Guglielmo è narrata nella “Legenda de vita et obitu sacti Guilielmi confessoris et heremitae”, in cui si racconta che il santo fu il primo ad essersi insediato su quel rilievo abbastanza impervio dell’Appenino Campano per vivere da eremita. Si dirottò poi verso una strada diversa, fatta di condivisione religiosa, e fondò un cenobio che diventò successivamente una vera e propria comunità religiosa.
Nel 1126 nacque così l’abbazia che divenne presto un luogo di aggregazione per tantissimi fedeli grazie ad un’intensa opera di pellegrinaggio.
Nel XIII il monastero era soggetto all’autorità dell’abate. Fu quello un periodo di fioritura che lo portò ad ingrandirsi attraverso la nascita di altri monasteri ad esso legati.
Ma ogni periodo positivo è seguito da uno negativo ed infatti, verso la fine del XIV secolo, ci fu una divisione interna molto grave causata dallo scisma d’Occidente.
Ci pensò Papa Sisto V a ristabilire l’ordine, dando nuovamente prestigio all’abate. Il XVII fu il secolo della rinascita spirituale, ma anche culturale e artistica!
L’abbazia ha quindi attraversato la storia, subendo anche le conseguenze del terremoto del 1723 e delle leggi napoleoniche che scioglievano tutti gli ordini religiosi. La congregazione si sciolse e i beni incamerati.
Nel 1879, Papa Leone XIII ripristinò tutto e l’abbazia ritornò a splendere, arrivando ad essere una delle più importanti del nostro tempo.
Attività dell’abbazia di Montevergine
Il complesso monastico si occupa di dare ospizio ai pellegrini e gestisce una casa di cura per gli ammalati a Loreto. Si occupa poi della promozione della cultura disponendo infatti di una biblioteca e di uno scriptorium per lo studio dei monaci.
In tutti i libri di storia si racconta di monaci intenti a trascrivere, a copiare…Ecco: in quest’abbazia, l’attività di trascrizione è praticata da sempre e grazie ad essa, ci sono giunte opere di incredibile valore. Miniature riccamente abbellite, codici con motivi floreali, breviari e opere simili tutte antecedenti all’invenzione della stampa. Dopo l’invenzione di Gutenberg della stampa, si passa ai volumi e alle raccolte.
La cultura dell’abbazia
La comunità di Montevergine controlla poi il territorio di Mercogliano in quanto a Loreto c’è la residenza dei monaci, da loro utilizzata anche come infermeria e spezieria. Sede della curia e centro d’amministrazione, la casa è di stile barocco napoletano e pullula di dipinti meravigliosi, reperti marmorei e lignei, oggetti sacri. Importante è il quadro di San Francesco in estasi.
Vi si può ammirare anche una mostra di presepi napoletani estremamente pregiati.
Tutto questo ha portato il posto alla nomina di “monumento nazionale” nel 1818. Come avete ben capito, non si tratta quindi di una semplice chiesa, ma di luogo intriso di religione certamente ma anche di opere d’arte e tra queste c’è sicuramente la cappella della Madonna attribuita probabilmente a Filippo di Taranto nel XIII secolo, impreziosita da marmi, affreschi, stucchi. Sull’altare maggiore risalta un dipinto che ritrae l’immagine della Madonna dal viso scuro seduta su di un trono con in braccio Gesù bambino che contempla il cielo e suo figlio. D’oro è la corona posta sul capo sia della Vergine che di Gesù e d’oro sono le due lamine poste ai due lati.
Ludovico d’Angiò era così legato a questa Vergine dal volto scuro da decidere di voler essere sepolto proprio lì, insieme alla mamma e alla sorella.
Chi si reca all’abbazia tende a pregare per la salute dei propri cari e sono in tanti a porre lettere e fotografie ai piedi dell’effige della Madonna. Altri utilizzano uno sgabello per poter direttamente baciare la Vergine.
Vi si respira dunque un’aria di forte spiritualità e sui volti delle persone si legge una certa speranza nel futuro, speranza riposta nella Vergine che è amata da tutti i partenopei e non solo! Molti fedeli provengono certamente dalla Campania, ma anche del Lazio, della Calabria e tantissimi sono gli immigrati dello Sri Lanka.
Curiosità
L’abbazia si occupa anche di attività non prettamente religiose infatti produce un liquore famosissimo: l’Anthemis, dal gusto delicato ma nello stesso tempo forte.
Una leggenda narra che in quei terreni zampillassero gocce di smeraldo che un giovane pastore usava per “curare” l’infelicità delle persone. I monaci si accorsero che provenivano da erbe che vennero da loro studiate e così riuscirono a creare questo liquore utilizzando tali erbe e zucchero.
Si tratta dunque di un luogo in cui è possibile staccare totalmente la spina e rigenerare l’anima!
Sito foto: benedettinisublacensicassinesi.org