Irpinia 1980, quando la terra tremò
Il 23 novembre del 1980 l’Irpinia fu colpita da un sisma di magnitudo 6.8 con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, causando 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.
Cosa accadde?
Era una tranquilla domenica, forse un po’ troppo calda per il mese di novembre. C’era chi ne aveva approfittato per un gita fuoriporta e chi, invece, stava guardando una delle partite di serie A trasmesse dalla Rai. Erano le 19.34 quando la terra tra Campania e Basilicata iniziò a tremare: un scossa lunga circa 90 secondi con ipocentro a 12 km di profondità.
I comuni maggiormente colpiti furono Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia e Santomenna, ma i danni si estesero in un circondario molto più vasto; il sisma, infatti, fu avvertito pesantemente anche a Napoli.
Tantissimi i danni, tanto che a Poggioreale crollò un palazzo, causando 52 morti. A Balvano (provincia di Potenza), invece, il crollo della chiesa di S. Maria Assunta provocò 77 morti, di cui 66 tra bambini e adolescenti.
Chi c’era quel 23 novembre ricorderà per sempre quel momento, quel lungo terrore durato 90 secondi. Il terremoto, però, non fu valutato subito in tutta la sua potenza: i primi telegiornali parlarono solo di una “scossa di terremoto in Campania” e II Mattino scrisse “Un minuto di terrore – I morti sono centinaia”. Erano, in effetti, saltate le connessioni e solo durante la nottata si iniziò a capire la vasta entità dei danni. Uno dopo l’altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti, interi nuclei urbani risultavano cancellati mentre decine e decine apparivano danneggiati duramente.
Il terremoto, due giorni dopo
Il 25 novembre la presa di coscienza fu drammatica e i giornali titolavano così: “Cresce in maniera catastrofica il numero dei morti (sono 10.000?) e dei rimasti senza tetto (250.000?) – Fate presto per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla”.
La cifra dei morti fu approssimata per eccesso soprattutto a causa dei gravi problemi di comunicazione e ricognizione; fu, poi, ridimensionata fino a quella ufficiale.
30 miliardi di euro furono stanziati per i comuni colpiti, ma le polemiche sull’erogazione dei fondi per la ricostruzione si è placata solo da qualche anno.
Oggi, dopo quasi 38 anni da quella fatidica domenica, l’Irpinia conserva ancora, seppur in minima parte, le tracce di quel disastro che ha segnato la vita di tantissimi.