Il Santuario della Madonna dell’Arco
Uno dei tre luoghi di culto Mariano più frequentato della nostra regione
Siamo nel “Lunedì in Albis” del 1450, il “Lunedì di Pasquetta”, in Provincia di Napoli, nella odierna Santa Anastasia per la precisione. Un giovane era andato su tutte le furie per aver perso al gioco della “palla maglio” e scagliò con ira una boccia contro una bella edicola votiva raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. L’effige della Vergine era conosciuta come “Madonna dell’Arco” perché si trovava sotto un antico acquedotto romano. All’improvviso, dalla guancia sinistra della Mamma Celeste iniziò a sgorgare sangue e subito si gridò al Miracolo!
La punizione
La notizia arrivò ben presto alle orecchie di un nobile del posto, il Conte di Sarno, che fece condannare il giovinastro all’impiccagione proprio accanto all’albero di Tiglio che copriva l’immagine della Vergine con la guancia “ferita”. Soltanto due ore dopo la morte del ragazzo, il Tiglio si seccò! Come lui, anche la gente fu pervasa dal grave peccato e vizio capitale dell’Ira. Non molto tempo dopo, proprio dove vi era l’effige menzionata ed il Tiglio, sorse quello che è oggi il Santuario della Madonna dell’Arco!
Aurelia del Prete
Siamo sul finire del 1500 ed è ancora una volta “Lunedì in Albis”. Una donna di nome Aurelia Del Prete si recò in pellegrinaggio presso la Sacra Edicola per ringraziare la Vergine della guarigione al piede da una scheggia di legno. Portava in dono una coppia di piedini di cera ed aveva con sé anche un maialino che voleva vendere al mercato. Malauguratamente, il porcellino riuscì a fuggire e la donna, imprecando contro la madre di Dio, scagliò a terra l’ex voto di ringraziamento. Dopo un solo anno da quell’episodio increscioso, durante una notte, Aurelia si ritrovò coi piedi staccati dalle proprie gambe. Ancora oggi è possibile vedere i piedi. Sono chiusi in una gabbietta di ferro, nella Sala delle Offerte del Santuario della Madonna dell’Arco, quale severo monito contro i bestemmiatori.
La storia
Il livido sulla guancia sinistra dell’effige della Vergine col Bambino viene ancora oggi interpretato come un segno divino ed ha, inoltre, un forte significato mistico: Maria ha infatti il potere di alleviare o togliere i “lividi” che ogni fedele porta nel corpo o nell’anima. Il 25 Marzo del 1675, l’Immagine Santa fu vista splendere circondata di stelle. La Sacra Immagine è posta oggi al centro della Chiesa della Madonna dell’Arco ed è meta di pellegrinaggi, miracoli e devozioni dal forte connotato emotivo. La devozione alla Vergine SS. ma dell’Arco è molto diffusa oggi anche oltre Napoli, assieme al culto per la Vergine di Pompei e di Montevergine.
Il Santuario
Nel 1593, il Vescovo di Nola, assieme a Padre Giovanni Leonardi (poi divenuto Santo) posero la prima pietra per la costruzione del Santuario dedicato alla Madonna dell’Arco. Oggi l’edificio religioso è composto dal Convento (dove vivono frati Gesuiti) e dalla Chiesa. Tantissimi sono gli ex voto che tappezzano il Santuario, conservati a partire dal 1400: se ne contano circa 8000 e di certo rappresentano la collezione più grande al mondo nel suo genere. Sono decisamente eterogenei: pezzi di auto, pistole, elmetti, proiettili, corde di barche a vela, strumenti diversi, etc.
Gli ex voto
Ognuno di essi è la testimonianza del ringraziamento eterno del fedele per una Grazia ricevuta. I quadretti riprodotti su carta sono quelli che la fanno da padrone. Descrivono la scena che, senza l’aiuto della Vergine, sarebbe stata fatale per il donatore. Sulla maggior parte degli ex voto compaiono la data dell’evento e la sigla V. F. G. A. (“Votum feci Gratiam accepi”). Non possono ovviamente mancare i “classici” e numerosissimi ex voto fatti in argento. Raffigurano per lo più parti del corpo oppure immagini della Beata Vergine ornata di gioielli e preziosità.
I fujenti
Ogni Lunedì dell’Angelo, giorno in cui si celebra Santa Maria dell’Arco, Santa Anastasia, paesino non troppo distante da Napoli, si riempie di devoti chiamati “fujenti” che accorrono lì da ogni parte della Campania. Studi antropologici e sociologici si sono a lungo susseguiti su questa tradizione. Vi partecipano più di 450.00 fedeli ogni anno (in tempi non pandemici, ovviamente).
Il loro rituale
I “Fujenti” hanno una “uniforme”: vestono completamente di bianco, anche le calzature, ed hanno un nastro rosso o azzurro (colori che riportano agli abiti della Vergine durante le Sue apparizioni terrene) stretto attorno alla vita. Hanno un rituale ben preciso da compiere nato in tempi ancora più antichi del culto stesso alla Madonna dell’Arco Partono dalla propria città ed in processione portano un altare molto pesante (“Tosello”) camminando a piedi (talvolta anche a piedi nudi!) senza fermarsi ed una volta giunti al Santuario della Madonna dell’Arco procedono camminando all’indietro. La vista della Sacra effige provoca spesso stati di forte emotività in molti di loro (urla, pianti, convulsioni). Ogni anno, il Comune di Santa Anastasia è costretto a stabilire un presidio di Vigili Urbani ed uno della Croce Rossa Italiana proprio in virtù di questi eventi.
I battenti
Alcuni fedeli, durante la Settimana Santa ovvero quella che precede la Santa Pasqua, in particolare il Venerdì Santo, si percuotono il corpo con dei flagelli in sego di devozione alla Vergine dell’Arco : sono chiamati “Battenti”
Il giorno 18 Aprile si celebra la festa liturgica della Madonna dell’Arco al Santuario ed è proprio in quella occasione che si festeggia anche Santa Mariarca, nome molto diffuso in zona il cui significato è “luce degli occhi degli angeli” ed “amata dal popolo”.
Aggiungo una piccola e personale annotazione: mi suona davvero difficile accettare l’idea della Vergine come “punitrice” di coloro che le inveiscono contro : mi piace invece pensare a Lei come alla dispensatrice di Grazie e grande aiuto nei momenti di pericolo. Viva la Madonna, sia Essa dell’Arco, di Pompei o di …. Montevergine!