I templi di Paestum: patrimonio dell’UNESCO

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Agli inizi del VI secolo a.C., i Greci provenienti da Sibari scelsero la fertile pianura a sud del fiume Sele per fondare una nuova città che, in origine, fu chiamata Poseidonia, in onore del dio del mare Poseidone.

In seguito alla conquista da parte dei Lucani, nel V secolo a.C., fu, poi, chiamata Paistom, latinizzato in Paestum, con l’avvento dei Romani, a partire dal 273 a.C.

L’epoca greca

È proprio durante l’età greca che Poseidonia conobbe la massima espansione e il massimo splendore, dovuto a diversi fattori, alcuni dei quali si possono convogliare, ad esempio, nella diminuzione dell’influenza etrusca sulla riva destra del Sele nella prima metà del VI secolo a.C.: in questo modo, infatti, si creò un vuoto di potere ed economico nella zona a nord del Sele, di cui Poseidonia approfittò.

A ciò si aggiunse anche la distruzione di Sibari nel 510 a.C., ad opera di Crotone. Ciò fa pensare che buona parte dei sibariti, fuggiti dalla città distrutta, dovettero trovare qui rifugio, portandovi le proprie ricchezze, contribuendo allo sviluppo della colonia. Proprio durante questo periodo, vennero edificati, a distanza di cinquant’anni l’uno dall’altro, la cosiddetta Basilica (560 a.C. circa), il Tempio di Cerere (in realtà poi attribuito ad Atena, 510 a.C. circa) ed il Tempio di Nettuno (460 a.C. circa). 

L’epoca romana

Dopo la conquista da parte dei Lucani e la loro dominazione, verso il  273 a.C., Roma sottrasse Paistom alla confederazione lucana, vi insediò una colonia di diritto latino e cambiò il nome della città in Paestum. Sotto il dominio romano vennero realizzate importanti opere pubbliche, che cambiarono moltissimo “la faccia” dell’antica polis greca: il Foro, che andò a sostituire l’enorme spazio dell’Agorà e ridusse l’area del santuario meridionale, il cosiddetto Tempio della Pace, probabilmente il Capitolium, il santuario della Fortuna Virile e l’anfiteatro.

L’impaludamento della città, dovuto al fiume Salso, che cominciò a crescere e a fluire a ridosso delle mura meridionali, fece sì che questa si contraesse progressivamente, ritirandosi man mano verso il punto più alto, intorno al Tempio di Cerere, dove è attestato l’ultimo nucleo abitativo.

A quel punto, tagliata completamente fuori dalle rotte commerciali, a seguito dell’insabbiamento del porto, la vita dell’antica polis si ridusse alla semplice sopravvivenza fino a quando, nell’VIII secolo o IX secolo d.C.,  venne definitivamente abbandonata dagli abitanti che si rifugiarono sui monti vicini, trovando qui scampo dalla malaria e dalle incursioni saracene.

Antica Paestum: l’area oggi visitabile

La città, di cui è nota l’intera estensione, è stata solo parzialmente riportata alla luce attraverso gli scavi archeologici. L’area attualmente visitabile è divisa in due aree sacre ed una pubblica.

Delimitata da imponenti mura (V-III secolo a.C.), esibisce, lungo la direttrice del cardo romano, gli edifici principali: a nord si trova il tempio di Atena (un tempo creduto di Cerere) del 500 a.C. circa, mentre, al centro, si estende l’area pubblica, risalente a due epoche distinte; sull’agorà della città greca si affacciavano l’ecclesiasterion (adibito alle riunioni dell’assemblea), del V secolo a.C., e un importante edificio a forma di sacello (forse luogo di culto o tomba dei fondatori della città). A sud, invece, troviamo un complesso eccezionale, soprattutto per l’ottimo stato di conservazione degli edifici, costituito da: il grande santuario urbano di Era, con due magnifici templi dedicati alla dea, la cosiddetta “Basilica”, del 540 a.C. circa, e quello chiamato “di Nettuno”, del 460 a.C.

Tutti e tre i templi sono una delle migliori testimonianze dell’ordine dorico in Occidente.

Il tempio di Era

Detto anche Basilica, la denominazione gli venne attribuita nella seconda metà del XVIII secolo, quando la cultura architettonica neoclassica cominciò ad interessarsi a Paestum. La totale sparizione dei timpani e di gran parte della trabeazione, assieme all’anomalo numero delle colonne frontali, rese difficile l’identificazione della sua funzione di tempio; venne chiamato, quindi, basilica, nel significato, proprio del termine romano, di struttura porticata adibita a sede di tribunale ed alle assemblee dei cittadini.

È un tempio periptero (9 x 18 colonne) che, appunto, presenta caratteristicamente nove insolite colonne sulla peristasi (la zona frontale). Ciò era tipico del periodo arcaico, usanza poi rifiutata dal periodo classico, in quanto impediva l’accesso e la vista assiale verso il naos (la parte più interna del tempio), negando un rapporto diretto con la sacralità del tempio.

Il tempio di Nettuno

È il tempio più grande dell’antica polis di Poseidonia, costruito intorno alla metà del V secolo a.C.: si erge nel santuario meridionale urbano e oggi presenta un’architettura straordinariamente integra, che lo rende uno dei templi greci meglio conservati in assoluto. Sicuramente ciò è dovuto anche allo stato di secolare abbandono del sito, verificatosi attorno al IX secolo d.C., successivamente all’impaludamento e all’arrivo della malaria sopracitati.

Il tempio è un periptero esastilo (con sei colonne sulle due fronti) di ordine dorico, con una peristasi di 6×14 colonne che si eleva su un crepidoma (la piattaforma in pietra sulla quale veniva costruito il tempio) di tre gradini; l’edificio è orientato verso est, in posizione praticamente parallela agli altri due templi greci della antica città.

Il tempio di Atena

Il tempio di Atena (detto anche di Cerere) è realizzato su un rilievo artificiale del terreno: un precedente santuario distrutto, probabilmente, da un incendio. Presenta in facciata un alto frontone e un fregio dorico, ornato da metope (pannelli di marmo) incassate nell’arenaria, su colonne doriche lievemente slanciate. La struttura è più semplice di quella degli altri due templi: presenta il pronao e la cella ma è privo di adyton, ovvero della camera del tesoro sul retro della cella. Con 6 colonne frontali e 13 laterali di uguale dimensione e forma, dimostra un’innovativa attenzione per le proporzioni equilibrate e si pensa fosse caratterizzato da fastose decorazioni.

 

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