Il Gran Caffè Gambrinus è uno dei bar più importanti di Napoli, ubicato in Via Chiaia, tra la bellissima Piazza del Plebiscito e Via Toledo.
Da qui sono passati artisti e letterati di tutto il mondo e non c’è persona che entri nella caffetteria che non rimanga folgorata dalla sua bellezza, testimonianza del più elegante stile Liberty partenopeo. La sua storia ha inizio nel 1860, in concomitanza con l’Unità d’Italia, sebbene sia stato, poi, inaugurato solo più tardi, nel 1890. Tuttora è considerato il salotto culturale di Napoli dove, nel periodo della Belle Époque, in tantissimi si fermavano ad assistere al Cafè Chantant e dove sono state scritte poesie e canzoni.
La leggenda
Il Gran Caffè Gambrinus nasconde, però, una leggenda che vede come protagonista una bambina e il suo fantasma.
Si racconta che, ogni Novembre, nei laboratori della caffetteria, compaia il fantasma di una bambina molto golosa di dolci, ed in particolare di torrone, che, dagli abiti che indossa, sembrerebbe vissuta agli inizi del 1900. Una coincidenza singolare visto che, come è noto, il torrone viene preparato proprio nel mese di Novembre, tra Ognissanti e Capodanno, periodo in cui il laboratorio si riempie di dolci che, successivamente, vengono messi in vendita nel bar. I gusti della bambina fantasma potrebbero non essere casuali, visto che la frutta secca è considerata il cibo dei defunti ed è questo il motivo per cui, durante le feste, viene lasciata sulle tavole, come a far festeggiare anche i cari estinti.
Insomma, con la preparazione dei torroni arriverebbe anche lei, la bambina sorridente, pronta a saltellare e girare tra i tavoli in cerca di barrette dolci. Sono in tantissimi ad affermare di averla vista, non solo nei laboratori, ma anche tra i clienti al piano superiore. Inoltre, sembra che la piccola non si faccia vedere solo durante le feste natalizie, ma anche in altri periodi dell’anno.
Nonostante ci sia chi crede ciecamente in questa leggenda, l’aneddoto, tuttavia, potrebbe far supporre che il mito sia nato come una sorta di alibi per giustificare i furti di leccornie dai tavoli del locale.