Gaiola: l’isola maledetta

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Più verso Napoli si ritrova un piacevole scoglio, chiamato Euplea da Sannazzaro, forse per che sta in contro ad un altro scoglio che fu detto Megari, come vi dirò, così imitando un seno di Grecia c’ha scogli di questo nome, l’uno incontro all’altro; o forse per che havea nel suo lido il Tempio di Venere Euplea, che presso al mare era honorata da’ greci […] Il volgo chiama il loco la Gaiola, vocabolo napolitano che significa una gabbia, quasi che in quel ridotto possano con molto diletto rinchiudersi i pesci, che si veggono andar guizzando per quell’acque tranquillissime, che fan dubitare se un mare o fonte.  

Queste sono le parole con cui Giulio Cesare Capaccio descrive l’insenatura e l’isolotto della Gaiola. Questa si estende nella zona compresa tra la baia dei Trentaremi ed il borgo di Marechiaro ed è oggi un’area marina protetta.

Come citato nel testo, un tempo veniva chiamata Euplea in onore dell’omonima dea, protettrice dei naviganti, di cui l’isola ospitava il tempio. Ben presto, però, l’aurea di protezione attribuita a questa insenatura si è tramutata nel suo completo opposto e, anzi, il luogo è ritenuto ancora da molti “jellato“. L’isola si è guadagnata questa fama poichè, nel corso del tempo, chiunque vi abbia soggiornato è andato incontro a grandi sciagure.

L’inizio della maledizione

Le prime leggende sulla Gaiola risalgono all’epoca Romana, quando a stanziare sull’isola era il cavaliere Publio Vedio Pollione, un ambiguo personaggio che, nel tempo libero, si dilettava nell’allevamento delle murene poste in apposite vasche scavate nel tufo. Fu proprio lui a far sì che le acque dell’incantevole baia venissero macchiate del sangue per la prima volta, poichè era solito punire i suoi schiavi maldestri gettandoli vivi nella vasca dei suoi amati animali. Inoltre, era proprio in quel periodo che, di fianco alla sua dimora, aveva sede la Scuola di Virgilio, un edificio di cui oggi rimangono solo reperti subacquei. Ed è proprio tra le sue mura che il vate si dilettava ad insegnare le arti magiche ai suoi allievi. Si dice che i fumi e gli effluvi delle pozioni finiti in mare, durante le lezioni del cavaliere, abbiano per sempre inquinato le acque cristalline della Gaiola, imprimendo una maledizione su chiunque vi avrebbe soggiornato.

La maledizione negli ultimi due secoli

Durante gli anni, una serie di incredibili e nefasti avvenimenti hanno incrementato le credenze che ritengono maledetto quest’incantevole luogo. Dopo essere stato la dimora di Pollione, l’isolotto è rimasto abbandonato per tempo immemore, fino a quando l’archeologo Guglielmo Bechi, nel 1820, affascinato dal luogo, decise di farne la sua dimora, che prese il nome di Villa Bechi. Poco tempo dopo, l’uomo morì e sua figlia decise di affittare l’isola a De Negri che ne fece la sede della sua società di pescicoltura. Questa, però, in non molto fallì e l’imprenditore, ormai finito sul lastrico, vendette la proprietà al marchese del Tufo, il quale decise di scavare una cava di pozzolana tra la villa e lo scoglio di Virgilio, arrecando al sito inestimabili danni archeologici. Nel 1910 la proprietà passò nelle mani di Giuseppe Paratore che, però, decise di non vivere sull’isolotto bensì sulla villetta posta sulla terraferma. Durante la sua permanenza vari naufragi avvennero nelle acque della baia.

Nel 1926, poi, la villa apparteneva a Hans Praun e Otto Grumbach ed era collegata con la terra ferma grazie ad una teleferica. Durante una mareggiata, Elena Von Parish, che proprio grazie a questa struttura cercava di raggiungere la villa, cadde in mare ed il suo corpo sparì tra le onde. Per lo shock, Hans e Otto si suicidarono poco dopo.

Maurice Sandoz, successivo proprietario, dopo esservici trasferito venne internato in una clinica psichiatrica dove pose fine alla sua vita poichè convinto di essere in bancarotta. Nel 1960, Paul Karl Langheim prese in custodia il luogo ed iniziò ad investirvi per cercare di cancellare la sua sfortunata fama e farlo tornare all’antico splendore. Anche con lui la maledizione non tardò ad arrivare e l’uomo perse tutto il suo patrimonio. Il successivo proprietario, Giovanni Agnelli, durante il suo soggiorno alla ville subì numerosi lutti e vendette la proprietà a Paul Getty. Quest’ultimo, per circa cinque anni, visse tranquillamente sull’isola assieme a suo figlio, fino a quando quest’ultimo non fu rapito dalla ‘ndrangheta. Venne restituito alla famiglia, dopo l’amputazione di un orecchio, solo in cambio di un riscatto di 17 milioni di dollari. L’ultimo proprietario, nel 1978, fu incarcerato a causa dei suoi molteplici debiti.

Il giorno stesso in cui la villa fu messa all’asta, la moglie del proprietario morì in un incidente d’auto. Da allora la proprietà della Gaiola è passata alle mani della sopraintendenza della Regione Campania che, tutt’oggi, l’amministra.

Il ritrovamento della Gorgone nascosta

Fonte: gialli.it

Fu proprio Paratore che, spostando una tela anti umidità, trovò un affresco raffigurante una terrificante testa. Spaventato dal ritrovamento, il senatore ricollegò quell’inquietante figura all’alone di sfortuna che la Gaiola si portava da tempo immemore: per questo, decise di farlo murare. Come sappiamo, dalla serie di sciagure di cui l’isola della Gaiola fu protagonista in seguito, questo gesto non servì a nulla se non a far perdere le tracce di un importante reperto archeologico. Fortunatamente, però, il nipote di Paratore riuscì a fare una fotografia dell’affresco poco prima che venisse occultato. L’immagine, dopo essere stata esaminata da un esperto, è stata classificata come la raffigurazione di una Gorgone risalente al secondo o terzo secolo d.C.

Al contrario di quello che Paratore pensasse, la Gorgone, in età romana, veniva posta all’interno delle case come simbolo di protezione e tutto ciò, ovviamente, non fa altro che aumentare il mistero dell’isola della Gaiola .Tra l’altro, all’interno del Pausylipon, il parco archeologico che sovrasta la baia, sono state trovare delle pareti affrescate che presentano tagli che coincidono con la forma dell’affresco. Questo fa pensare che la Gorgone sia stata sottratta al sito archeologico e posta all’interno della villa

Informazioni

Per quanto la sua storia sia inquietante e misteriosa, visitare l’isola della Gaiola è sicuramente un’esperienza da non perdere. Oggi, come detto, è un’area marina protetta per cui, ogni giorno, ospita un numero massimo di 100 persone, ma è possibile prenotare anche attività di “acqua tour” in barca, snorkeling e diving.

Orari apertura Parco Sommerso di Gaiola

• dal martedì alla domenica, dal 1° aprile al 30 settembre: dalle 10 alle 16;
• dal martedì alla domenica, dal 1° ottobre al 31 marzo: dalle 10 alle 14;
• chiuso il lunedì.

Prezzo biglietti

• Percorso Aquavision: intero € 12.00; ridotto per bambini sotto i 12 anni: € 10.00;
• Percorso Snorkeling € 20.00;
• Percorso Diving € 35.00.

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