Comune di San Giovanni a Piro: Un luogo dove la natura e l’opera dell’uomo si fondono.

Un borgo incantevole ideale per chi ama la natura, il mare e la buona cucina.

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Il Cilento è una delle zone più belle della Campania e merita una visita, sia nell’entroterra che sulla costa. È completamente compreso nella provincia di Salerno. Gran parte del territorio si trova all’interno del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, pensato per preservare il ricco patrimonio naturale della regione. Patrimonio dell’UNESCO, l’area cela spiagge segrete, scogliere, villaggi di pescatori, importanti resti archeologici e borghi medievali come San Giovanni a Piro(luogo ideale per chi ama la natura e il mare), ognuno di essi ha le proprie tradizioni, i propri eventi e la propria arte culinaria.

Il borgo

A sud del Golfo di Salerno, si trova San Giovanni a Piro. È situato in quella magnifica zona della regione chiamata Cilento. Un luogo dove la natura e l’opera dell’uomo si fondono creando paesaggi spettacolari. Il piccolo comune si estende su una superficie di circa 63 km² e conta una popolazione di circa 3.000 abitanti. Una sua caratteristica è data dalla posizione delle case. Si trovano infatti tutte vicine, (quasi una sull’altra) in modo tale da fare barriera in caso di pericolo. San Giovanni a Piro, come tutti i borghi del Cilento, ha le proprie tradizioni, i propri eventi e la propria arte culinaria. Qui la vita scorre al rilento, lontana dal frastuono delle città. Caratteristiche sono anche le sue viuzze fatte di ciottoli. In sintesi, San Giovanni a Piro è un comune incantevole della Campania, ideale per chi ama la natura, il mare e la buona cucina. Il paese offre panorami mozzafiato, spiagge bellissime e una ricca biodiversità, ed è il luogo perfetto per trascorrere una vacanza all’insegna del relax e della scoperta delle bellezze del Cilento.

Le sue origini

Intorno al 990 d.C, dei monaci brasiliani fondarono a Ceraseto (così chiamato per l’abbondanza di alberi di ciliegio presenti)il Monastero di San Giovanni Battista. Il convento, guidato da eminenti studiosi e umanisti, fu uno dei monasteri greci più importanti dell’Italia meridionale. Le informazioni più attendibili e numerose(che riguardano l’origine del monastero) ci vengono fornite nel 18° secolo grazie ad un’opera di Pietro  Marcellino Di  Luccia. L’importanza del suo lascito è notevole in quanto ha potuto accedere a documenti che ora non ci sono più. La costruzione si trova ai piedi di un monte, che lo rende sicuro e quasi invulnerabile. I monaci brasiliani che lo abitarono tentarono subito di dare un enorme impulso. Si specializzarono con la piantagione di vari prodotti ma anche con l’allevamento degli animali. Il tutto per garantire al monastero di recente costruzione risorse economiche significative e necessarie per garantire la completa indipendenza ad una nuova comunità.

Le incursioni saracene

Per colpa delle razzie perpetrate dai saraceni, le coste del Cilento erano pressoché disabitate. Le popolazioni, come detto, si rifugiavano verso l’interno, sulle colline o protetti da montagne. Fu così che nacquero i primi borghi, tutti vicini a monasteri, che furono gli artefici principali della ripresa del territorio. Grazie all’opera dei monaci bizantini, si diffuse la loro cultura e la loro lingua. Nelle abbazie più piccole, chiamate celle o eremiti, la vita scorreva in modo regolare e ognuno aveva il proprio compito. Anche qui l’opera dei frati fu indispensabile. Resero fertili le terre, costruirono frantoi e mura difensive, fecero opera di bonifica e tanto altro.

La nascita della comunità

I monaci brasiliani, aiutati in modo significativo dalla vicina ma poco numerosa comunità raccolsero sul posto anche numerosi coloni provenienti dai villaggi circostanti, che ben presto si stabilirono ai piedi del Monte Bulgheria. Solo nei primi anni del X secolo, quasi certamente dopo la terribile distruzione della vicina Policastro da parte dei saraceni nel 915, si venne a creare un vero nucleo abitativo. In pratica coloro che scamparono all’assalto decisero di lasciare la costa per scappare e rifugiarsi in posti meno accessibili come quello in cui si trovava il monastero fondando così il borgo che oggi chiamiamo S. Giovanni a Piro(come la vicina abbazia).

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